"E' stato un colpo di fulmine" capitoli 27, 28 e 29
Capitolo
27 – Maxi
"Ho
fatto una cazzata!" sbottò arrabbiato con se stesso. Era seduto al bar,
con le mani nei capelli e l'ansia che gli stringeva il petto. Erano ore che
aspettava Jeremi, ma di lui non c'era stata traccia, aveva anche provato a
chiamarlo, ma aveva spento il telefono.
"Mi
scusi? Stiamo per chiudere" gli disse il cameriere. Maxi alzò lo sguardo e
guardò il ragazzo come ad implorarlo di dargli altri dieci minuti, ma non
appena vide la stanchezza stampata sul volto sospirò e lentamente si alzò.
"Mi
spiace" bisbigliò lasciando il posto e dirigendosi fuori. Con un senso di
vuoto si asciugò gli occhi sotto gli occhiali e, una volta all'esterno, si
guardò intorno.
Altri
cinque minuti…
Il
tempo passò inesorabile e Maxi si rese conto che da quando aveva chiuso il bar
stava aspettando non solo da cinque minuti ma ben trenta. Non poteva star lì
senza far nulla, doveva agire. Con gli occhi rossi e il cuore tremante,
sentendosi uno scemo completo per quello che aveva fatto, cominciò a camminare
per arrivare all'appartamento di Jeremi. Se anche non avesse risposto lo
avrebbe aspettato tutta la notte, avevano pochissimo tempo. Non poteva
perderlo…
Da
lontano vide una figura appoggiata al muro del palazzo, si avvicinò cauto solo
per poi scoprire che era il suo uomo. "Mi stavi aspettando qui?"
chiese speranzoso. Il ragazzo volse il viso a guardarlo, e quello che più colpì
Maxi fu quanto fosse triste.
"Sì"
rispose distogliendo immediatamente lo sguardo.
"Volevi
farmela pagare?" chiese.
Le
spalle dell'altro si abbassarono in segno di arresa "Ci stavo
provando" ammise.
"Oh..."
riuscì solo a dire, per poi spostarsi e mettersi di fronte a lui "Io, ti
devo delle spiegazioni"
"Vuoi
lasciarmi?" chiese schietto e Maxi scosse con vigore la testa.
"Ovviamente
no!"
"Allora
mi tradisci?"
"Cosa?"
non aveva considerato che quello che aveva fatto avesse messo così tanti dubbi
in lui. Prese il cellulare e aprì l'email che aveva sconvolto il loro
equilibrio.
"Guarda!"
disse, avvicinandogli il telefono "Sarà più facile capire"
"Non
potresti dirmelo tu?"
Maxi
sospirò e si alzò gli occhiali sul naso, guardò per terra, vergognandosi da
morire "Invece che tre mesi… devo restare in Giappone un po' di
più…" gli salì un groppo in gola "...sei mesi"
Benché
fosse arrabbiato Maxi poté notare un leggero turbamento nel viso di Jeremi.
"Perché?" chiese sconvolto.
"Ci
vuole più tempo del previsto e più tirocinio, ma onestamente non vorrei
restare. Sono venuto fin qui con il primo aereo disponibile per rinunciare e
fare solo il periodo iniziale"
"Questo
non spiega perché non sei venuto da me!" più che arrabbiato Jeremi era
deluso.
"Perché"
questa era la parte difficile, una lacrima gli rigò il volto e, nonostante la
discussione, il ragazzo muscoloso allungò una mano a pulirgli il viso "Non
sapevo come dirtelo, non sopporto di stare lontani…"
"Ah...
speravo non fosse questa la risposta" ammise Jeremi in cuor suo "Non
è una scelta egoista?"
"Cosa?"
sbottò "Pensavo che ti avrei ferito..." come avrebbe potuto dirgli
che sarebbero stati lontani altri cinque mesi?
Maxi
si avvicinò a lui e gli prese la mano che aveva ancora appoggiata sul suo
volto, la strinse "Non mi credi?"
"Trovo
la spiegazione assurda…" Jeremi lo tirò a sé, incapace di non averlo
vicino "Penso piuttosto che ti avrebbe fatto troppo male lasciarmi. O
almeno… vorrei sperarci"
Maxi
si lasciò crogiolare dal suo abbraccio e nel frattempo ci pensò su. Alla fine
ammise: "La verità è che sono stato solo stupido" appoggiò le mani
sui fianchi dell'altro e mise il viso sulla sua spalla. La tensione e la paura
di perderlo si erano accumulate così tanto che adesso non riusciva a smettere
di piangere.
"A
questo credo di più. Mi sei mancato…"
"Anche
tu" disse tra i singhiozzi.
"Maxi...
ci sei riuscito?" chiese Jeremi, una nota di tensione era nella sua voce.
"A
far cosa?"
"A
rinunciare..."
Questa
era la parte più dolorosa, affondando ancora di più il viso sul collo
dell'altro scosse con vigore la testa e lo strinse forte a sé "No"
"Meno
male" sospirò Jeremi sollevato. Era il più giovane nella coppia, ma adesso
sembrava avere molti più anni.
"Cosa?"
non riusciva a capire, era contento del suo fallimento? Si allontanò solo per
guardargli il volto. Jeremi allora poggiò entrambe le mani sul suo viso e gli
asciugò le guance bagnate.
"Io
posso aspettare, ma la nostra relazione non deve incidere sul tuo futuro!"
Era
sorpreso di sentirglielo dire, ma nonostante ciò non gli andava di andarsene e
lasciarlo solo "Come posso stare lontano e tu qui?"
"Beh,
ti dispiace se per un po' vengo a trovarti?"
Colto
alla sprovvista lo guardò sorpreso per poi sorridere come non mai
"Davvero?"
"Certo,"
annuì "devo risolvere un paio di cose e poi potrò venire un po' da te. Non
sarà per tutti e sei i mesi, ma potrebbe essere qualcosa. Cinque mesi
voleranno!"
Maxi
lo guardò imbambolato, adesso si sentiva un po' meglio e quindi, senza
aspettare oltre, fece quello che aveva desiderato appena lo aveva visto: lo
baciò. Non un bacio casto, questa volta non voleva trattenersi, avevano poco
tempo e lo avrebbe sfruttato al cento per cento. Schiuse le labbra facendo sì
che le loro lingue s'incontrassero e danzassero a ritmo del loro respiri.
In
poco tempo si ritrovò trascinato sopra, non ricordò neanche quando fu aperta la
porta e quando si spogliarono, seppe solo che dal bacio passarono al letto.
Completamente nudi e vogliosi. Il ragazzo muscoloso gli tolse gli occhiali e si
sdraiò su di lui, continuando a baciarlo come se volesse mangiarlo.
"Aspetta"
disse poi Jeremi tra un bacio e l'altro, si spostò dal ragazzo per prendere
lubrificante e profilattici, poi lo guardò intensamente negli occhi,
preoccupato. "Questa è... la tua prima volta?" chiese
timidamente.
Maxi
arrossì copiosamente e scosse il capo, a quel punto il ragazzo si abbassò su di
lui e gli morse il labbro inferiore "Allora dovrò farti dimenticare tutto
prima di me..." gli bisbigliò afferrandogli il sedere e stringendogli le
natiche e per poco non venne già solo per quella frase. Forse non lo sapeva, ma
aveva già dimenticato tutti prima di lui.
Maxi
si lasciò sfuggire un gemito, era completamente in balia dell'altro. Sentì la
bocca di Jeremi scendere dal collo al petto, le mani impastargli il sedere e
poi perse completamente la testa quando gli aprì le gambe e con la bocca diede
piccoli morsi al suo interno coscia. Non poteva essere più eccitato, sentiva il
membro fargli male. Provò a prenderlo per alleviare il dolore, ma Jeremi fu più
veloce e glielo risucchiò con le labbra.
"Cosa..."
ansimò lasciando cadere la testa sul cuscino e provando a respirare con calma
per non arrivargli in bocca "Non so se..." cazzo! pensò
quando cominciò a darci davvero dentro, per poi finire dietro e sentire la
lingua lì. Oddio... resisti! Si disse stringendo
gli occhi.
"Ti
voglio" gli disse Jeremi e Maxi annuì, incapace di dire anche solo una
parola. Poco dopo, quando il ragazzo puntò il membro ed entrò in lui, si sentì
morire. Era enorme, duro, ma soprattutto era un momento bellissimo.
Jeremi
non si controllò e diede tutto se stesso. D'altro canto Maxi lo accolse
lasciandosi andare completamente alla passione. Ogni spinta era un passo vicino
all'orgasmo e, quando pensò di poter impazzire se non si fosse toccato, come se
gli avesse letto il pensiero l'altro glie prese il cazzo e lo massaggiò a ritmo
delle spinte. Non passò poi molto che entrambi si lasciarono andare arrivando
all'apice del piacere.
Sudati
e con il fiato corto, si sdraiarono vicini per poi stringersi l'un l'altro.
Maxi gli strinse la mano e la baciò.
"Dovrai
dirmi tutto…" disse con il fiato corto Jeremi.
"Tutto
cosa?"
"I
tuoi ex…"
"Oh"
sospirò Maxi, aveva un mezzo sorriso sulle labbra. Appoggiò il capo sul suo
petto nudo "Prima dimmi cosa devi risolvere qui" gli era rimasta
impressa questa frase e ora che era più lucido voleva capire cosa dovesse fare.
"Dopo"
rispose l'altro accarezzandogli un fianco con la mano libera.
"Dopo?"
chiese non capendo.
"Prima
devo farti di nuovo mio!" e gli si piazzò tra le gambe.
"Cosa?
Abbiamo appena finito!" chiese sconvolto.
"Non
io..."
"A
pensarci bene" lo stuzzicò "devo ancora dimenticare parecchie
cose!"
Jeremi
scosse il capo e lo strinse "Ah sì? Staremo a vedere!" e poi tutto
ripartì fino al mattino.
Daniel
era alla scrivania, contento di come era andato il suo primo appuntamento con
Sergej. In tutta onestà già programmava il secondo, aveva preso spunto da una
serie televisiva e aveva prenotato un elicottero privato che li avrebbe portati
al mare.
L'unico
suo dubbio era che forse stava esagerando, dopotutto quello che chiedeva il
ragazzo non erano i soldi, ma sincerità e affetto e questo lo preoccupava. Non
era convinto di riuscire a dare quello che chiedeva, ma si sarebbe impegnato e
sperava che già solo questo sarebbe bastato a fare breccia nel suo cuore.
Nonostante
i dubbi iniziale, adesso era riuscito ad ammettere a se stesso che voleva
Sergej per davvero e non solo come amante. Lo voleva come compagno, e per far
si che il suo desiderio si avverasse doveva impegnarsi con l'altro. Proprio per
questo si ricordò di chiamarlo.
"Sergej"
nonostante i buoni propositi, non era comunque una persona affettuosa "Sei
all'università?
"Sì,
sono appena arrivato..." dopo un attimo di esitazione il ragazzo aggiunse
"Oggi non potremo vederci"
Daniel,
che nel frattempo stava tamburellando con la penna sulla scrivania, si bloccò
deluso "Perché?"
"Devo
passare da casa a salutare i miei. Sarà..." altra esitazione "una
cena interessante"
Daniel
percepiva che c'era qualcosa che non andava "Devo sapere qualcosa?"
"Ne
parleremo poi, ti dirò" poi aggiunse sottovoce "Mi farò perdonare
domani" e Daniel poté immaginare il sorriso malizioso che c'era all'altro
capo del telefono.
"Va
bene, io..."
"Capo!"
la segretaria irruppe nella stanza, senza avvertire, il volto sconvolto
"C'è sua madre fuori"
"Cosa?"
strinse il telefono e sospirò "Sergej devo lasciarti" non fece
neanche rispondere il ragazzo che attaccò.
"Perché
diavolo è qui?" chiese arrabbiato.
"Dice
di essere lei a capo di tutto e rivuole il suo studio!" la donna
palesemente irrequieta indicò la scrivania dove era seduto Daniel.
"Non
si fa vedere da anni e adesso vuole il mio posto?"
"Il
mio, vorrai dire" una donna con un tubino nero, guanti di pelle abbinati,
tacchi vertiginosi, occhiali da sole e una pettinatura perfetta entrò nella
stanza "Figlio mio" disse alzando gli occhiali e poggiandoli sulla
testa, rivelando così un paio d'occhi del tutto simili a Daniel, ma senza anima
"ti trovo bene. Mi sei mancato!"
A
Daniel quella donna non era mancata per nulla, anzi gli faceva solo rabbia.
Fece un segno alla sua segretaria, che uscì immediatamente. Sua madre quindi,
prese posto e fissò il suo unico figlio.
"Cos'è
questa storia?" chiese in modo diretto "Non ti fai viva da anni,
l'azienda è ormai mia!"
"In
realtà" disse con un sorriso sfilando i guanti "Le azioni sono ancora
tutte mie, quello che sta occupando un posto non suo sei tu."
Daniel
strinse i pugni e chiuse per un attimo gli occhi, non solo era deluso dalla
madre per averlo abbandonato, adesso era addirittura tornata dopo averlo
lasciato solo. "Sai benissimo quanto lavoro e impegno ho messo in questa
società! Non te la lascerò mai!"
"Suvvia"
disse allegramente la donna "Non litighiamo, ho già pronto un piano
B"
Il
capo sapeva già che la donna aveva pronto un tranello "Quale
sarebbe?" chiese a denti stretti, trattenendosi dal non cacciarla fuori
immediatamente, quello che però diceva era vero. Le azione della 'CineFly' era
realmente ancora della madre e lui non era altro che un suo vece.
"Ti
cederò tutte le mie azioni, in cambio voglio un sostenimento a vita..."
"Non
c'è problema, basta che sparisci dalla mia vista" quindi era tornata solo
perché aveva finito i soldi? Tipico.
"Non
ho finito" la madre lo guardò dritto negli occhi "Vorrei anche che ti
sposassi. Ho già la candidata perfetta. Rosy La Mar, figlia di uno dei più
grandi imprenditori nel campo della moda. Credo che da questa unione possano
nascere grandi cose!"
Daniel
batté i pugni sulla scrivania e si alzò sconvolto "E' per caso una
minaccia? Se non faccio come dici tu mi taglierai fuori da quello che io e papà
abbiamo costruito con tanta fatica?"
"Vedo
che sei diventato ancora più intelligente" poi fece un gran sorriso e si
alzò "Vado a fare a colazione, se vuoi venire..." si rimise gli
occhiali da sole e, così come era entrata, uscì lasciando Daniel a tremare di
rabbia.
****
Sergej
aveva percepito un Daniel piuttosto diverso quella mattina e poi per tutto il
giorno non si era fatto sentire. Aveva anche provato a chiamarlo, ma era
risultato inutile, visto il cellulare spento. Sperava ardentemente che non gli
fosse capitato nulla e che potesse poi spiegarsi. Si chiese se la sua fiducia
fosse riposta bene, soprattutto ora che si apprestava ad affrontare la sua
famiglia.
Fermo
dinanzi casa sua si aggiustò il berretto, che aveva calato appositamente di più
sulla fronte, e prese un grosso, enorme respiro. Sapeva perfettamente a cosa
stava andando incontro e questo gli fece ancora più rabbia.
"Sei
pronto?" la voce del fratello alle spalle lo fece trasalire.
"Potresti
fare rumore quando cammini?" scosse il capo e poi si soffermò a guardarlo
"Sembri... felice, cosa è successo?"
Jeremi
sorrise da un orecchio all'altro e poi gli fece segno invitandolo ad entrare
"Lo scoprirai a breve"
"Non
ho un buon presentimento" disse con un sorriso il maggiore
"Andiamo"
Una
volta dentro i ragazzi si ritrovarono di fronte ai loro genitori che sembravano
estremamente infuriati. I loro volti erano lividi e stentavano a guardarli, più
che altro la loro rabbia sembrava tutta indirizzata verso Sergej.
Il
ragazzo si mise seduto di fronte a loro sul divano. "Volevate
parlarmi?" chiese, aspettandosi già la risposta.
Sua
madre finalmente riuscì a guardalo, aveva gli occhi lucidi "Si può sapere
cosa stai facendo?"
Sergej
era confuso "Nulla" rispose semplicemente "Potresti essere più
precisa?"
"Hai
idea di quanta vergogna quella serie abbia fatto provare a tuo padre?"
Sergej
era sconvolto "Perché mai? Cosa c'è di male?"
"Una
serie su due uomini" la madre guardò il marito "Aiutami tu…"
gli bisbigliò.
Sergej
scosse il capo e si appoggiò indietro sul divano "Non c'è nulla di male,
anzi mi vergogno del fatto che voi la pensiate così" stavano ragionando da
egoisti ignoranti.
"Sergej"
finalmente suo padre parlò "Sai molto bene che non posso permettermi
questo genere di pettegolezzo. La mia carriera sarebbe finita. Ti proibisco di
farti vedere pubblicamente di nuovo. Da oggi non farai più nulla del genere.
Diventa un avvocato e lavora con me, questo è quanto!" suo padre era
sempre stato un uomo tutto d'un pezzo, e quando si parlava di lavoro era il più
bravo in assoluto. Un avvocato di successo con cui era difficile vincere.
Il
ragazzo scosse la testa, era il momento di darci un taglio "Mi dispiace,
ma non posso obbedirti. Per di più..." abbassò il capo e chiuse per un
attimo gli occhi, grazie al berretto il suo viso era nascosto e questo
permetteva lui di non far vedere la sua delusione ai suoi "sto uscendo con
un uomo"
Sua
madre scattò su dalla sedia "Cosa?" chiese, per poi guardare il
marito.
"Sergej"
suo padre stringeva i pugni "Non posso permetterlo"
"Mi
dispiace ma è così, non potete impedirlo" li guardò entrambi, era la
verità. Gli faceva male al cuore non avere la loro approvazione, soprattutto
dopo che ci aveva messo un po' a fidarsi di Daniel.
"E
non è l'unico" gli venne in aiuto Jeremi "Lo stesso vale per me"
"Siete
entrambi impazziti?" chiese suo padre sconvolto, alzando la voce
"Bene, se osate sfidarmi così apertamente farò a modo mio. Da oggi non
avrete più accesso all'appartamento."
Sua
madre, che forse ancora non realizzava, guardò anch'ella sconvolta il marito
"Cosa?"
"Entrambi
torneranno a vivere qui, ho dato loro fin troppa libertà!"
"Non
esiste" fece Sergej "Ho guadagnato dei soldi, forse è arrivato il
momento che ognuno vada per la propria strada" guardò Jeremi, che gli
annuì, ed entrambi si alzarono.
"Siete
così sicuri che sia facile?" anche suo padre si alzò e li guardò con
cattiveria "Non crediate che sia così semplice"
"Cosa
vuoi dire?" nonostante la rabbia, l'unica donna presente era comunque
preoccupata per i figli. Il marito era a modo suo pericoloso e potente.
"Vedranno
presto!" e dicendo ciò lasciò la stanza sbattendo la porta.
"Penso
che andremo anche noi" disse a sua madre Sergej, e poi i ragazzi uscirono
fuori senza darle il tempo di replicare.
"Ah,
devo andare in Giappone da Maxi, come faccio adesso?" si grattò la testa
"Devo trovarmi presto un lavoro."
"Da
Maxi? Hai qualcosa da dirmi?" Il maggiore lo guardò con curiosità poi
aggiunse: "Ti aiuterò io, tranquillo."
"Per
un po', ma prima o poi i nostri risparmi finiranno"
"Troverò
un altro lavoro, ho fatto un buon gruzzoletto ora e se la serie va bene non
sarà difficile trovare altro."
"Ne
sei così sicuro? Conosci bene nostro padre, è capace di tutto"
Sergej
sospirò con forza e riprese il telefono, nessuna traccia di Daniel.
"Facciamo le cose con calma, adesso cerchiamo prima un appartamento, penso
che a breve ci sfrateranno..."
Suo
fratello annuì e poi entrambi, con mille pensieri e preoccupazioni, andarono
via.
"Ma
Maxi?" Chiese alla fine Sergej con un sorriso.
"Solo
se mi dici chi frequenti tu!" E gli fece l'occhiolino.
Capitolo
29 – Sergej
Sergej aveva passato
tutto il giorno a cercare un appartamento, che purtroppo non era riuscito a
trovare. Non sapeva se la sua fosse sfortuna o se ci fosse lo zampino del
padre, comunque erano nei guai. Aveva ricevuto un sms dal padre che li invitava
a trasferirsi entro una settimana, ma di questo passo sarebbero rimasti
entrambi senza un'abitazione e nessuno dei due fratelli aveva intenzione di
trasferirsi di nuovo dai propri genitori.
Un'altra preoccupazione
poi metteva in allerta Sergej, ossia Daniel. Non lo sentiva da un po' e questo
era un strano. Stanco e stufo di aspettarlo, prese il cellulare e per
l'ennesima volta digitò il suo numero. Questa volta rispose.
"Sei sparito"
lo accusò Sergej, era uscito un attimo a prendere qualcosa da bare e adesso
stava rientrando.
"Ho avuto un po'
di problemi" disse l'uomo e il ragazzo percepì della stanchezza.
"Me ne
parlerai?"
Dopo un attimo di
esitazione l'altro annuì "Ti va se ti vengo a prendere adesso? Ceniamo
insieme. Dove sei?"
L'attore avrebbe tanto
voluto fargliela pagare e dirgli di no, ma non se la sentiva e, come un
ragazzino, gli passò immediatamente la sua posizione.
"Dieci minuti e sono
da te" affermò Daniel staccando la chiamata. Effettivamente, come un
fulmine, il capo lo raggiunse in nove minuti esatti, facendo sorridere il più
giovane.
"Dì la verità, eri
già per strada" salì nell'auto elegante di fianco all'altro, salutò
l'autista e poi rivolse la sua attenzione di nuovo a Daniel "Dove
andiamo?"
"Vorrei un posto
tranquillo... andiamo da me?"
Sergej annuì alzando la
busta con le bibite "Ho già preso da bere!"
Daniel di nuovo accennò
un sorriso e Sergej si ritrovò a pensare che fosse la cosa più bella che avesse
visto nelle ultime ventiquattro ore. Di colpo le sue preoccupazioni scivolarono
via e, nel tragitto per arrivare a casa, come se fosse la cosa più naturale del
mondo si appoggiò sulla sua spalla.
"Ti do'
fastidio?" gli chiese.
"Per niente"
rispose l'uomo distaccato, per poi prendergli la mano e stringerla. Sergej per
un breve momento si sentì in imbarazzo, di solito nelle relazioni passate era
lui che prendeva l'iniziata, adesso invece sembrava che le cose si fossero
ribaltate. Fortunatamente l'imbarazzo svanì velocemente nel momento in cui
sentì il contatto con l'altro, si sentiva così bene che sarebbe rimasto lì per
molte ore.
Purtroppo per loro il
viaggio fu molto breve e, poco dopo, furono arrivati. Daniel chiese alla
governante e all'autista di lasciarli soli e finalmente Sergej poté parlare con
l'altro. Mentre il più grande si arrotolava la camicia fino ai gomiti per cucinare,
il più giovane si mise seduto sullo sgabello ad osservarlo.
"Cosa c'è che non
va?" gli chiese.
Daniel alzò lo sguardo
verso di lui e fece un grosso sospiro "Potrei chiederti la stessa
cosa"
Sergej rimase colpito
dal fatto che l'altro si fosse reso conto che non era propriamente sereno e si
apprestò a rispondere "Diciamo che ieri..." esitò "non è stata
una bella giornata. Ma non ti dirò nulla finché non parli tu"
Molto probabilmente
aveva preso contropiede l'altro perché ne rimase stupito e procrastinò la
risposta. "Mangiamo prima, poi ci racconteremo tutto"
Sergej acconsentì e
rimase incantato ad osservare il capo preparare un ottimo risotto agli
asparagi. Una volta seduti, con il piatto dinanzi, il ragazzo lo prese in giro:
"Non credevo ne fossi capace"
Daniel non batté ciglio
"Devi ancora scoprire molto di me"
Sergej sorrise e
assaggiò il riso "Buonissimo" era come un'esplosione di sapore nel
suo palato "Adesso però voglio sapere tutto."
Daniel posò il suo
cucchiaio e lo fissò tristemente "Sei sicuro? Prometti di non
arrabbiarti?"
A quel punto anche
Sergej smise di mangiare "Quanto è grave?"
"Devo
sposarmi" disse di colpo l'uomo, gli occhi fissi nei suoi.
"Cosa?"
chiese Sergej, elaborando quello che aveva detto.
"Mia madre è
ritornata. Dopo anni... mi ha abbandonato, ma adesso rivendica l'azienda e, se
non mi sposo, sarà realmente sua"
Sergej restò immobile
al proprio posto, adesso che finalmente stava avendo fiducia in lui aveva
deciso di sposarsi? Era mai possibile? Del sudore freddo cominciò a scendergli
lungo la schiena.
"Io... non so che
dire!" ammise.
Daniel si alzò dalla
sedia e gli andò vicino. Si inginocchiò di fianco a lui e, con occhi lucidi ma
voce ferma disse: "Ti prometto che farò di tutto perché questa cosa non
avvenga. Ti chiedo solo di fidarti, puoi?"
La mente di Sergej era
ancora un tumulto di emozioni ma, vedere il ragazzo così scosso, inginocchiato
e sul procinto di piangere gli fece dire immediatamente di sì. Non lo aveva mai
visto così.
"Non
deludermi" riuscì comunque a sussurrare, poteva dargli fiducia ma era
importante che non la deludesse. Per di più aveva mille domande: sarebbe stato
davvero così semplice? Poteva Daniel evitare il matrimonio? E chi era la
ragazza? E che razza di madre era la sua?
Come se percepisse
tutte quelle preoccupazioni l'uomo lo abbracciò tenendolo stretto sul suo
petto, voleva trasmettergli tutto l'amore che forse a parole non era in grado
di dare. Sergej a quel punto si chiese se quell'uomo fosse davvero Daniel o una
sua copia.
"Anch'io devo
parlarti" gli disse dopo un po', nascondendo il viso nell'incavo tra la
spalla e il collo. Daniel lo tenne ancora stretto a sé e lo incitò a
raccontarsi, allora Sergej gli disse tutto, fu come un fiume in piena. Si
liberò di tutti i pensieri e gli raccontò tutto quello che era accaduto, anche
il ricatto di suo padre e del fatto che per ora non aveva trovato casa.
"Che ne dici se vi
trasferite qui?" Daniel si allontanò per un attimo da lui, ma solo per
guardarlo in volto.
"Cosa? Non potrei
mai!"
"La casa è enorme
e io sono solo, non sarebbe un problema!"
Sergej si staccò
completamente dall'abbracciò e si alzò all'impiedi "Non voglio la tua
pietà!"
"La mia non è
pietà, sto solo aiutando il mio ragazzo"
L'attore lo guardò
sbalordito sentendo dire l'ultima parola "Da quando sono il tuo
ragazzo?"
"Dal primo giorno
che ti ho visto"
Sergej, nonostante la
situazione seria, scoppiò a ridere. "Questa frase la dici a tutti?"
Daniel scosse il capo e
si slacciò il primo bottone della camicia, rendendo l'uomo dannatamente sexy
"Ti prego..."
"Oddio..."
sussurrò Sergej sentendo tutto il sangue defluire verso il basso. Non solo era
senza parole per il modo in cui si stava slacciando la camicia, ma era
addirittura senza fiato quando lo aveva implorato "Come faccio..." si
leccò le labbra "a dirti di no così?"
Cosa mi sta succedendo?
Stiamo stati lontani per poco, eppure...
Accortosi di quello che
stava accadendo Daniel se ne approfittò e sbottonò un altro bottone, scoprendo
ancora di più il petto "Verrete qui allora?" chiese, facendo un passo
verso di lui.
Completamente
imbambolato Sergej distolse lo sguardo, fece un passo indietro e cercò di
riprendere fiato.
"Per
favore..." implorò ancora subdolamente Daniel.
"Stai giocando
sporco!"
"Non ti
piace?"
Sergej lo guardò e
prese un grosso respiro. Il capo stava continuando spudoratamente, di questo
passo sarebbe stato a torso nudo.
"N-non ho detto
questo" rispose, nel frattempo Daniel lo aveva raggiunto e gli aveva
appoggiato le mani sui fianchi.
"Allora resta con
me..." e gli baciò il collo.
Completamente in balia
dell'altro Sergej acconsentì, non prima però di aver trovato un briciolo di
lucidità "Solo a due condizioni!"
"Non avevo
dubbi" gli disse all'orecchio l'altro, mandando il cervello di Sergej in
tilt.
"P-pago l'affitto
e..." ci volle tutto il suo autocontrollo per continuare "verrò solo
se non trovo nulla! Ovviamente se non cambio idea…"
Daniel come risposta
gli afferrò le natiche e lo fece agganciare sui suoi fianchi "Direi di
spostare la contrattazione in camera da letto" e dicendo ciò, senza altre
alternative, Sergej fu portato via.
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