Alla scoperta della scrittrice Annina R. ✍️

Per la rubrica 'Interviste agli autori' con noi oggi abbiamo la bravissima Annina R! 

Ci tengo a ringraziarla per essere qui e, se volete saperne di più su di lei, vi lascio alla sua intervista. Da non perdere 🤩

Ciao e grazie per essere qui! Per prima cosa presentati, cosa fai nella vita. Descriviti con tre aggettivi.

Mi chiamo Anna e lavoro a tempo pieno nell’attività di famiglia. Sono sempre di corsa, infatti adoro correre! (Anzi, lo facevo... finché il ginocchio ha deciso di andare in pensione anticipata.) Mi piace viaggiare, sono una persona molto libera e sportiva. In tutti i sensi. Passerei la vita in mare, lontano da tutto e da tutti: sì, sono piuttosto solitaria (non per snobismo, giuro).

Leggo tanto, e non solo romance.

Ho la passione per il disegno, ma trovare il tempo per farlo sta diventando un’impresa degna di Indiana Jones.

Autoironica (anche quando fa male), timida, ansiosa... un mix “esplosivo”, insomma.


Come ti sei avvicinata alla scrittura?

Credo che l’amore per la scrittura sia nato grazie a mio nonno materno, che era un uomo di lettere: di quelli con la libreria che scricchiola e l’inchiostro sulle dita.

Crescendo, ho cominciato a scrivere poesie e lettere: un modo come un altro per mettere su carta i sogni fantasiosi di una ragazzina innamorata di idoli irraggiungibili (e rigorosamente fuori dalla sua portata).

Ma la scrittura vera e propria è arrivata in età adulta. Per gioco, ho iniziato un GdR (gioco di ruolo)... e da quel momento non mi sono più fermata. Letteralmente: la tastiera ha visto più emozioni della mia adolescenza.


Quando hai pubblicato il tuo primo libro? L’ultimo invece?

Anno 2016. CE: Triskell Edizioni. Un fantasy ancora online, in self.

In quella storia c’è un percorso personale di crescita: oggi la riguardo e cambierei qualunque cosa (ma proprio qualunque!), però è stato un momento bellissimo.

Insomma, quando una casa editrice come Triskell decide di pubblicarti, da sconosciuta... è tanta, tanta soddisfazione.

L’ultimo, invece, solo pochi giorni fa.


Adesso, se sei d’accordo, parliamo un po’ della tua ultima uscita ‘Il segreto del mio (in)successo’. Raccontami un po’ la trama e cosa ti ha ispirata per la storia.

La storia racconta la spasmodica ricerca del successo, soprattutto in ambito lavorativo, e fin dove si è disposti a spingersi, o a scendere a compromessi, pur di raggiungerlo.

Ma parla anche della consapevolezza che, forse, non serve diventare qualcuno che non siamo. A volte basta trovare il posto giusto... essere adattati in mezzo ai disadattati (auto citazione da “Il segreto del mio (in)successo”).

L’idea era quella di far ridere, ma lanciando comunque un messaggio.

Spesso scrivo libri con tematiche importanti, un po’ di nicchia, e questa volta volevo raggiungere un pubblico più ampio (anche chi cerca qualcosa di leggero ma non banale).

L’ispirazione? Alcuni film cult come I Love Shopping, Il Diavolo veste Prada, Come farsi lasciare in dieci giorni. L’obiettivo era far ridere, sì, ma senza dimenticare una buona dose di crescita e un messaggio di valore.

Ma lo ammetto: volevo farvi conoscere Terence e l’Infierno. Cioè davvero ho scritto tutto solo per loro.


Per i protagonisti invece? Hai avuto qualche modello a cui ispirarti?

Ares è me… al maschile. Quindi sì, ho preso me stessa come esempio (un rischio calcolato, più o meno).

Io sono pasticciona, mi spiego malissimo, colleziono figuracce come fossero francobolli e ho sempre la sensazione che la sfiga sia lì, dietro l’angolo, pronta a colpire con la grazia di un ninja.

Però, nonostante tutto, cerco sempre di vedere la vita in positivo e di prendermi quello che arriva, anche nelle più grandi follie… soprattutto in quelle, a dirla tutta.

Terence, invece, è il sogno. O almeno, uno dei miei sogni.

Il classico maschio che “non deve chiedere mai” (sulla carta), ma che in realtà è intrappolato in un loop d’immagine tanto affascinante quanto allusiva. Un bel mistero ambulante, insomma… e decisamente non molto immune al fascino dell’imbranato pasticcione.


Se ne avessi la possibilità cambieresti qualcosa?

No, anche se non è perfetto. Ogni volta che lo rileggo rido come quando l’ho scritto.




Qual è stato il momento o il punto più difficile da scrivere nel ‘Il segreto del mio (in)successo’? Ovviamente se c’è.

Il segreto del mio (in)successo è una storia scritta nel 2019, che non ho mai pubblicato perché non ha avuto grandi riscontri tra le (poche e coraggiose) persone che l’hanno letta.

Io amo la storia e i personaggi, ma forse avevo bisogno di “crescere” un po’ come scrittrice prima di metterla davvero là fuori.

Oggi, dopo anni e qualche sana autocritica, ho finalmente capito cosa non funzionava… e mi sono sentita pronta a farla leggere al pubblico


Mi piacerebbe chiederti, in generale, sia da lettrice che scrittrice cosa non deve mai mancare secondo te in un romanzo?

Prima di tutto, un libro deve essere editato. Bene.

E qui io ho la fortuna sfacciata di avere un’editor meravigliosa, non solo a livello professionale, ma soprattutto umano. Non so cosa farei senza di lei (probabilmente piangerei davanti a una virgola fuori posto).

La coerenza, sia nella trama che nei personaggi. Perché se a pagina 3 il protagonista odia i gatti e a pagina 50 li accarezza commosso… qualcosa non torna.

La fantasia è fondamentale: è vero che oggi essere originali è complicato, ma sfornare libri fotocopia… anche no, grazie.

E infine, emozionare. Anche senza scene spicy. Perché far battere il cuore con una frase ben scritta è molto più difficile che con una camicia strappata.


Che emozioni provi nel sapere che un tuo libro, una tua idea, può essere letta da altre persone?

Ansia. Quella è la prima cosa.

Posso essere sicura, amare il libro alla follia, ma l’ansia è sempre lì, fedele come un cagnolino… solo meno carina.

Passata quella fase (più o meno), spero solo che chi sceglie di leggere un mio romanzo sia felice del tempo che gli ha dedicato.

Il tempo è prezioso, tipo l’oro, ma senza quotazione in borsa, e sapere che qualcuno lo investe in una mia storia è una delle emozioni più belle. E ancora un filo surreale.


Hai dei retroscena da svelarci sull’ultimo racconto che nessuno sa?

Il romanzo è stato sistemato, editato e pubblicato in quattro mesi.

Sì, quattro mesi. Non era affatto nei piani, è nato tutto da una chiacchierata innocente sulle mie future pubblicazioni.

Una follia, considerando che di solito ho bisogno di tempi biblici (con tanto di piaghe d’Egitto emotive).

Diciamo che è stata una scommessa con me stessa. E, incredibilmente, ho perso… ma nel senso buono: ho perso la lentezza, l’indecisione e il panico cronico. E alla fine ho pubblicato un libro di cui sono davvero soddisfatta.


Stai scrivendo altro? Hai progetti futuri?

Tanti. Troppi. Ho un sacco di idee che aspettano solo di vedere la luce (o almeno di uscire dal cassetto senza farsi male).

Il progetto più vicino è il prequel del mio fantasy Il Principe Dimenticato, anche se ancora non so quando sarà online… insomma, nulla di certo, ma la speranza è l’ultima a morire.

Inoltre, per continuare sulla linea delle pazzie fuori dalla mia comfort zone, ho una piccola cosa in cantiere… Non so se andrà in porto, ma di più non mi sento di dire.

Segreto di Pulcinella, ma con meno pulcinella e più suspense.


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Estratto: Il segreto del mio (in)successo


Scivolo con lo sguardo, abbraccio con gli occhi l’intera sala. Il brusio è un’onda che si alza e si abbassa, tra risate squillanti e il tintinnio dei bicchieri. L’odore pungente di agrumi e alcol aleggia nell’aria, si mescola a una nota di vaniglia proveniente dalle candele sparse sui tavoli. La calca si sposta dall’angolo sinistro del bar, e lo vedo.

Vuole vedermi morto? Perché così sembra.

Eccolo, il mio personale tormento. Si muove con la naturalezza di chi sa di avere il mondo ai propri piedi, fa guizzare i pettorali da infarto sotto la camicia di seta nera. Il tessuto lucido accarezza la sua pelle candida, crea giochi d’ombra che sembrano studiati da un artista barocco. Le ciocche blu, tra i capelli neri, brillano in questa penombra infernale, e quegli occhi azzurri... Dio, quegli occhi azzurri. Mi puntano sfacciatamente maliziosi.

Non lo fare. Lasciami la dignità di svenire qui, almeno potrebbe apparire un incidente plausibile. Ma no, quel diavolo tentatore non ha un briciolo di pietà: sorride e mi fa cenno di avvicinarmi.

Cioè devo camminare fin lì? Non so come si fa.

«Allora? Ti sei incantato? Bello, vero? I miei ragazzi quando ci si mettono sono bravissimi». Alysha parla, ma io vedo solo lui.

«Ares? Andiamo, Terence vuole mostrarti una cosa».

Mi prende sotto braccio e ci incamminiamo verso l’angolo sinistro del bar. Ma io devo scappare. Mi avvicino a lui e nella mia mente si accende un’insegna lampeggiante con su scritto danger. Sono in pericolo. Allarme rosso. Devo fuggire, altrimenti la mia dignità non avrà scampo.

«Ti eri imbambolato?»

Con che faccia di bronzo mi dice una cosa del genere?

«Stavo ammirando la sala!» rispondo piccato. Provo a raccattare un minimo di dignità. «Mi sono venute un paio d’idee, non dovresti disturbarmi in fase creativa».

«Sembrate due bambini dell’asilo. Vi lascio.» Alysha si allontana rassegnata.

«Posso avere, creativo, la tua attenzione per un minuto?»

Già te la prendi senza permesso. Non penso ad altri che a te! Gli lancio un’occhiata eloquente, lui scuote la testa, quasi divertito.

«Per l’inaugurazione voglio lanciare un nuovo cocktail.»

Ora sembra molto professionale. Con gesti sicuri afferra un bicchiere a coppa, il bordo incrostato di zucchero brilla sotto le luci soffuse. All’interno, il liquore ha una consistenza vellutata, quasi ipnotica. Un caleidoscopio di colori dove dominano il blu e il rosso, attraversati da piccoli cristalli colorati che danzano nel liquido. Sembra un cielo stellato intrappolato in un bicchiere.

«Ma è spettacolare!» Non riesco a trattenermi.

«Sono bravo, lo so.» Con un gesto lento, quasi teatrale, accarezza il bordo del bicchiere. «Ma non è un cocktail come gli altri.»

Aspetto che continui. Intanto il liquido vibra appena, come se reagisse al suo tocco. Le sfere colorate fluttuano nel blu, delicate come bolle d’aria intrappolate in un sogno.

«È molecolare,» mormora. «Sai cosa significa?»

Annuisco convinto, anche se non ne ho idea. Cioè, li ho sentiti, nominare, ma niente di più.

Terence sogghigna, come se mi avesse letto nel pensiero. «Dentro c’è molto più di quello che vedi. Strati, reazioni, strutture che si formano e si disfano in un sorso solo.»

Mi perdo nei riflessi che danzano tra il rosso e l’indaco. Sembra davvero un piccolo universo.

«Pochi barman sanno farli. E sarà questa la firma del locale. Un dettaglio che racconta tutto, senza dire una parola.»

Quanto è megalomane! Assaggio il cocktail. Dolce, zuccherino, ma... è una bomba alcolica pronta a farmi stramazzare al suolo. Appoggio il bicchiere sul bancone, dopo un altro sorso. Il liquore scivola giù con un calore morbido, lascia un sentore dolce sulla lingua, qualcosa tra il miele e la vaniglia con un retrogusto appena piccante. Mi lecco il labbro inferiore, quasi senza accorgermene.

«Buona idea e il cocktail è una favola.» Do una bella spolverata al suo ego, tanto per vedere se si gonfia come un pavone. «Approvato. Hai fatto bene a dirmelo, può essere un ottimo incentivo per il lancio del locale.» Già mi frullano in testa un paio di slogan pubblicitari. «Ha un nome?»

«Nebula.»

Alza il mento, un lampo strano negli occhi. Mi guarda con quella sua intensità quasi ipnotica, come se dietro quelle iridi azzurrine si nascondesse un universo sconosciuto, un posto proibito che solo lui sa come esplorare. Mi sfiora con lo sguardo, ed è come se il mio corpo intero diventasse una lastra sottile di ghiaccio, pronta a incrinarsi.

«Mi affascinano le nebulose. Possono sembrare ingannevoli a un primo sguardo, ma quando ti catturano all’interno custodiscono stelle di rara bellezza.» Terence parla senza lasciare i miei occhi.

Abbasso lo sguardo, perché sono certo che il mio viso sta già andando a fuoco. Lo odio. No, non è vero. Lo temo. No, neanche quello. È più un effetto esplosivo che non so se voglio domare o da cui voglio farmi domare.

«Mi hai dato tu l’ispirazione.»

Sussulto. «Cosa?»

«Proprio come Nebula, nascondi il tuo effetto devastante.»

Respiro ancora? La mia gola si chiude per un istante, la bocca improvvisamente asciutta. Prendo un altro sorso del cocktail, come se il liquido potesse rimettere in moto i neuroni. Devastante? Io? Vorrei tanto sapere cosa lo porta a questa conclusione. Che abbia intuito le mie menzogne? La descrizione del cocktail sembra suggerirlo. E se lo sa, perché non mi smaschera? Gioca? E io voglio giocare? Posso ritirarmi prima di arrivare alla mano decisiva? Sono nel panico.

Lui, invece, è in uno stato di grazia imperturbabile. Beato, rilassato, forse anche divertito. Lo odio di nuovo. Questa volta per davvero.

«Andiamo a ballare?»

Fermo immagine. «Scusa, cosa?»

«Andiamo a ballare,» ripete Terence, con quella sua aria da incantatore di serpenti.

Guardo la pista. Tamburi, flauti, sonagli. Atmosfera mistica, sensuale, una danza tribale fatta di movimenti lenti e ondeggianti. Non ho idea di come si balli una roba del genere.

«Bella musica, ma non ballo.»

«Creazione di Roy. Adatta al locale.»

«Sì, sì, perfetta, infatti.» Annuisco, ma non cambio idea.

Lui sospira teatrale. «Devo sempre pregarti?»

Senza preavviso supera il bancone con un balzo. Mi afferra per una mano e, vincendo la mia ritrosia, mi trascina con una naturalezza esasperante, come se fosse la cosa più ovvia del mondo. Il calore della sua pelle contro la mia è un’altra arma letale. Arriviamo in una zona d’ombra della pista, tra giochi di luci soffuse e il fruscio di corpi in movimento.

«Ora puoi lasciarti andare.»

«Piantala! Io non voglio lasciarmi andare.» Devo mantenere una parvenza di dignità. «Ti ricordo che sono qui per lavoro. Torniamo su un piano più professionale.»

Lui ignora le mie parole, come se fossero solo un rumore di fondo. Mi stringe, e non con discrezione. Comincia a muoversi.

Aspetta. No. Aspetta un secondo. È una roba stile Dirty Dancing? Sul serio?


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