Salve bimbi, oggi vi posto altri tre capitoli della mia novel su Wattpad.
Spero vi stia piacendo 💗
Fatemi sapere, Carmela.
Capitolo 3 - Sergej
Una settimana dopo era lì, negli studi della 'CineFly', emozionato e ansioso.
Aveva imparato le prime battute e, stando alle comunicazioni, oggi era da girare una scena semplice.
Il primo incontro con quello che poi sarebbe diventato il ragazzo del protagonista. Una cosa molto smielata, ma al tempo stessa comica, visto che Sergej sarebbe dovuto cadere tra le sue braccia a seguito di un pasticcio.
Si chiese se era all'altezza, prima di allora aveva ricoperto ruoli minori, mai il protagonista e per giunta non aveva detto nulla ai suoi, che invece aspettavano con ansia la sua laurea in giurisprudenza. Laurea che in realtà aveva quasi raggiunto, tre esami e sarebbe stata sua. Il problema sarebbe sopraggiunto dopo, davvero voleva fare l'avvocato? La risposta era no.
Odiava le persone in giacca e cravatta, l'avere sempre tutto sotto controllo, essere precisi e ligi alle regole. Sergej amava vestire sportivo, era disordinato e voleva fare l'attore.
Cose che per la sua famiglia erano inconcepibili. I suoi tenevano all'etichetta e volevano per il figlio maggiore una grande carriera. Suo fratello Jeremi, invece, era più libero di lui. I suoi non gli avevano mai imposto nulla, una cosa scorretta agli occhi di Sergej. Sperava che con l'arrivo di un ruolo importante capissero davvero.
E se scoprono che sto girando una serie bl? Si chiese mordendosi la guancia interna. Beh, per ora non aveva importanza, ormai era lì ad un passo dal suo sogno e niente e nessuno lo avrebbe rovinato.
Entrò nella stanza e restò sbalordito dalle miliardi di persone che ci lavoravano. Fu spedito immediatamente nei camerini, dalla truccatrice e la stilista che lo avrebbero cambiato per il ruolo.
In realtà , da quello che aveva capito lui e Peter, il personaggio fittizio che andava ad interpretare, erano simili.
Come aveva pensato infatti, il suo look venne cambiato pochissimo. Oltre allo stile sportivo venne aggiunto uno zainetto e un cappellino.
La scena era girata in classe, un amore tra un giovane insegnante alle prime armi e uno studente di ingegneria. Dall'odio si passava poi all'amore. Un classico.
Non vedeva l'ora di iniziare, era emozionato.
Tra l'altro si chiese dove fosse l'altro attore principale. Le comparse e i migliori amici di Peter erano già presenti, ma lui? Alzò le spalle, sicuramente si sarebbe fatto vivo.
Quando fu pronto, venne spedito sul set e si meravigliò di come fosse realistico. Banchi, sedie, lavagna, libri, sembrava una vera aula. Successivamente si sarebbero dovuti trasferire in una vera scuola per le scene esterne, ma già questo era perfetto.
"Siamo pronti!" Urlò il registra, poi lo indirizzò dietro la porta finta e gli diedero una tazza di caffè. "Allora..." cominciò a dargli indicazioni mentre gli altri si prepararono. Vide con la coda dell'occhio passare un uomo vestito elegante, era arrivato il coprotagonista? "Prendi la tazza di caffè, entra. Sei nuovo in questa facoltà quindi sei in imbarazzo, per di più sei anche in ritardo, quindi corri per far presto e per non farti vedere. Ti imbatti nello sguardo del professore e lì, meravigliato e colpito, inciampi dove prima ti dicevo. Rovescia il caffè per terra così che l'altro ti afferri al volo. Chiaro? Ricordi le battute?"
Sergej prese un grosso respiro e annuì. Si concentrò ricordando di quando era in ritardo e si calò nei panni di Peter.
"Azione!" era il suo momento. Entrò in scena guardandosi intorno furtivo e sussurrando come da copione un 'buongiorno' striminzito. Fece qualche passo verso la cattedra, mentre un brusio lo circondava. Cercò con lo sguardo un posto vuoto e ci si avviò scusandosi e senza fare quasi rumore. Tutto stava andando bene quando i suoi occhi incrociarono quelli di colui che doveva essere il suo prof, solo che era l'uomo dell'altro giorno. Che ci faceva lì?
Fu come un deja vu. Rimase talmente sorpreso da incartarsi davvero sui suoi stessi piedi e anziché rovesciare la tazza per terra andò a finire sull'altro, non solo, gli planò completamente addosso.
L'altro lo afferrò a se saldamente e lo strinse per non farlo cadere. Sergej alzò lo sguardo e deglutì, dimenticò completamente le battute. In quel momento, mentre si specchiava nei suoi occhi verdi ci fu solo imbarazzo, vergogna e rabbia per essere stato così stupido da cadere in quel modo.
Apparentemente composto, l'altro sorrise, gli alzò il mento e disse: "Non solo è in ritardo, ma mi deve un completo."
A quelle parole Sergej rinsanì e si staccò. Avrebbero comunque dovuto rifare la scena quindi rispose in modo stizzito "Basta lavarlo" e andò via mentre l'altro lo fissava.
"Stop! Perfetta!" Sergej sobbalzò. Perfetta? Ma entrambi erano usciti dal personaggio.
"Ve lo devo dire, questa improvvisazione sembrava quasi reale! Bene, cominciamo con il botto. Sergej cambiati che adesso hai la scena degli amici."
Il ragazzo annuì ancora bambolato e non si rese conto che l'altro gli si era avvicinato. "Credo che tu mi debba due vestiti, non uno. E non basterà lavarli."
Sergej si volse a guardare l'altro "Allora? Vuoi che te li ricompri?"
"No, ma mi devi due favori"
"Cosa?" chiese irritato "È solo caffè..."
"Su due completi da diecimila dollari" finì l'altro e Sergej impallidì.
"Chi indossa un completo tanto costoso?" Lo guardò sbalordito, non credeva alle sue parole.
"Se vuoi saperlo, prova a cercarmi. Mi chiamo Daniel Davis Fly. Penserò a cosa potrai fare per me successivamente. Adesso buon lavoro." E andò via, lasciandolo così.
Sergej lo osservò stupito, aveva quell'aria da 'so tutto io' che lo mandava fuori di testa.
Chi cazzo si credeva di essere e cosa era successo prima?
Capitolo 4 - Sergej
Era nervoso. Molto nervoso.
Quel giorno si sarebbero tenute altre riprese, fortunatamente Daniel non sarebbe stato presente perché aveva delle parti da solo, ma era comunque sulle spine. Come se qualcosa dovesse accadere da un momento all'altro.
Aveva fatto delle ricerche, come l'altro gli aveva suggerito, e quello che aveva trovato lo aveva sbalordito.
Daniel era il fottuto capo di tutto!
Questa cosa lo mandava fuori di testa. Gli aveva risposto male, gli aveva rovinato due completi e quasi lo aveva sfidato. Ma come poteva sapere contro chi si stava mettendo? Maledizione!
Camminò nervoso per il set, non ricordava nulla. In quel momento aveva solo paura di incontrare lui. Sospirò passandosi una mano nei capelli e poi prese un bicchiere d'acqua dal distributore del buffet.
"Ma perché devo essere così nervoso?" sussurrò a se stesso.
"Forse perché vuoi incontrarmi?" la voce alle spalle fece scattare Sergej che si volse in fretta ritrovandosi a due millimetri dal viso di Daniel "Giusto?" lo incalzò l'altro.
Sergej lo guardò interdetto, il bicchiere ancora stretto tra le dita. Avrebbe voluto rispondergli a tono, ma si morse la lingua.
"No," rispose deglutendo "sono nervoso solo per le scene."
"Va bene. Sono qui per osservarti" e gli fece l'occhiolino "Dopo non scappare, ho in mente un modo per farti ripagare tutto."
Sergej sospirò, se prima era nervoso adesso di più. Perché mai quel tizio ci teneva tanto a torturarlo?
Le riprese iniziarono, riprese infinite. Lo sguardo verde e tagliente di Daniel lo seguirono per tutto il tempo, tanto che non riuscì molto a concentrarsi e dovettero ripetere la scena più volte. Solo dopo il quinto tentativo, Sergej riuscì e fu libero.
Ad aspettarlo, come promesso c'era lui, l'odioso uomo che lo aveva ridotto così. Mai avrebbe immaginato di ritrovarselo sempre intorno.
"Sei stato..." sorrise "distratto. È così che di solito lavori? E quando avremo una scena insieme?"
Sergej ne aveva abbastanza "Se solo avessi distolto per un attimo lo sguardo la me, forse a quest'ora avrei fatto prima!"
Daniel socchiuse gli occhi, ci rimuginò sopra e allungò una mano sulla testa di Sergej. Cosa che paralizzò il ragazzo.
Che vuole fare? E cos'è questo buon profumo?
Restò fermo, con la bocca asciutta aspettandosi quella che forse era una carezza.
"Il mio sguardo allora ti mette in difficoltà ?" E gli di avvicinò di più, intimidendo il ragazzo.
"Ehi!" Sbottò alla fine Sergej allontanando la sua mano con uno strattone "Che intenzioni hai?"
Per un attimo Daniel restò sbalordito poi alzò le spalle e gli tolse qualcosa dai capelli "Aveva un pelucco, volevo toglierlo."
Se prima era imbarazzato adesso di più. Pregò che nessuno li avessi visti e fece un passo indietro. "Parla e basta. Voglio tornare a casa!"
Daniel mise le mani nei pantaloni eleganti e annuì "Domani non ci saranno riprese, quindi mi farai da assistente per tutto il giorno. È un ordine!"
"Cosa?" Urlò, facendo girare qualcuno "Dovrei lavorare nel mio giorno libero?"
Daniel annuì svogliato "O questo o ventimila dollari."
Il ragazzo si morse il labbro inferiore e inveì contro se stesso "Ok..." bisbigliò alla fine contrariato.
"Ci vediamo alle sette dinanzi agli uffici della 'CineFly', la mia assistente ti porterà da me" e poi senza salutare, né avvertire andò via lasciando Sergej confuso, imbarazzato e senza parole.
Capitolo 5 - Daniel
Cosa cazzo gli era saltato in mente? Averlo lì così vicino, tra le sue braccia... non gliene fregava niente del vestito rovinato, anzi aveva colto l'occasione per incontrarlo di nuovo e per attirarlo a sé.
Si era ripromesso di non farsi coinvolgere, di chiudere quella cosa sul nascere, di non farsi trasportare da una persona che neanche conosceva eppure quando gli era vicino il suo cervello andava a farsi un giro per poi ritornare una volta solo. Cosa poteva fare? Ormai lo aveva incastrato con la scusa dell'assistente e questa cosa lo faceva sentire eccitato ma spaventato al tempo stesso.
"Cosa stai combinando?" si chiese a bassa voce, si stava dirigendo all'appuntamento che aveva dato a Sergej e il suo autista lo guardava stranito dallo specchietto, come lui forse si era fatto la stessa domanda. Negli ultimi giorni non sembrava neppure più il Daniel freddo e calcolatore, anzi era ansioso. Una sensazione nuova con cui doveva fare i conti.
No, non posso farmi prendere così! Si riproverò, aveva persino dato un giorno libero alla sua vera assistente, ma cosa gli avrebbe fatto fare? Si massaggiò la fronte pensando in che guaio si era cacciato e sospirò.
"Signore, va tutto bene?" chiese l'autista, incuriosito. Daniel borbottò un 'sì' e poi guardò fuori in strada. Devo allontanarlo da me... pensò tristemente.
"Peccato che gli ho detto io di venire!" sbottò dopo un po' ad alta voce stringendo i pugni. L'autista era tra lo sconvolto e il divertito. Sembrava fuori di testa, ma davvero non riusciva a capire cosa gli stava accadendo.
L'auto si fermò pochi minuti dopo dinanzi alla sua azienda, ma di Sergej neanche l'ombra. Dov'era finito quel ragazzo? Era in ritardo proprio quel giorno? Non aveva rispetto.
Guardò l'orologio, segnava le sette e zero due. Due minuti di ritardo, intollerabile. Scese dall'auto e si sistemò il completo, che per quel giorno era di un bel colore acquamarina e si appoggiò all'auto infilando le mani nelle tasche. Aveva mille cose da fare e quel ragazzino osava presentarsi in ritardo.
Aspettò e aspettò e aspettò ancora fino a quando stufo decise di andarsene, neanche il tempo di fare un passo che da dietro l'angolo comparve Sergej. Nonostante la rabbia, per Daniel fu come una visione. Bellissimo pensò, per poi riprendersi.
Era vestito nel solito modo sportivo che lo distingueva. Pantalone largo, forse una taglia in più, era di cotone con tasche enormi e cinture che pendevano; felpa rossa due taglie più grandi con su scritto 'Sono qui, sono tuo… amami' che fece sorridere Daniel; berretto con visiera calato sulla testa, tanto che quasi non riusciva a vedergli gli occhi e infine scarpe bianche Nike.
Batté gli occhi più volte, guardò per terra e poi ritornò in sé. Non doveva perdere la lucidità , anzi, doveva fare qualcosa che lo allontanasse da lui, assurdo visto che il casino lo stava creando con le sue mani. Non lo fece neanche avvicinare che con sguardo duro e tono deciso disse: "Ti sembra l'ora di arrivare?"
Sergej lo guardò, inclinò la testa, prese il cellulare dalla tasca e poi guardò l'ora sul cellulare "Non sono in ritardo, sono le sette" e lo riposò soddisfatto.
"E cinque" sottolineò Daniel, scuotendo il capo.
Sergej sorrise, si trattenne quasi dal ridere completamente e poi alzò il braccio. Aveva nell'altra mano una busta di carta a cui Daniel non aveva inizialmente prestato attenzione "Ho portato la colazione" e gliela porse.
L'uomo lo fissò interdetto. Lui che porta la colazione a me? Nessuno l'ha mai fatto prima, senza un ordine almeno.
Titubante prese l'involucro e lo aprì c'erano due cornetti al cioccolato, del quale uno morso. Fu talmente sconvolto dal gesto che si sorprese e arrabbiò con se stesso, questo di certo non era il modo giusto per allontanarlo. Anzi.
Accartocciò la carta. "Non mangio queste cose" disse stizzito.
"Allora ridammelo, almeno finisco di mangiare io!" Sergej sembrava arrabbiato e si avvicinò per riprendere la colazione, ma Daniel non poteva permetterglielo, non gliela avrebbe portata via. Nascose la mano dietro la schiena e si schiarì la voce.
"No, la farò buttare dall'autista," mentì "non abbiamo tempo per mangiare adesso. Andiamo. Seguimi, ho del lavoro da farti fare" Sergej borbottò qualcosa, infilò le mani in tasca e scosse il capo contrariato "Aspetta un attimo qui" gli disse poi Daniel, girandosi a parlare sommessamente con l'autista.
"Ci vediamo qui alle dodici in punto, non un minuto in più" disse severo "Tieni" gli passò poi il pacchetto.
"Lo butterò subito" si lasciò sfuggire e Daniel sgranò gli occhi.
"Non ti permettere" esclamò fin troppo velocemente "Li mangerò stasera…" bisbigliò per non farsi sentire "portali a casa."
"Ma signore, stasera non saranno buoni" esclamò sorpreso, salvo poi tacere quando vide il suo sguardo "Va bene" accettò poi.
Quando l'autista se ne andò Daniel si volse verso Sergej "Andiamo" disse "Sarà una lunga giornata."
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