Alla scoperta dell'autore Ferdinando Salamino
Il margine della notte.
Michele Sabella si è lasciato alle spalle l'Italia, un padre ergastolano e un segreto di sangue. Tutto ciò che desidera è un'occasione per ricominciare e quella sonnolenta cittadina delle Midlands inglesi, con il suo dipartimento di polizia in cui nessuno indaga mai su nulla, sembra il luogo perfetto per dimenticare ed essere dimenticato. Quando però Paulina Szymbova, immigrata polacca con problemi di droga, viene trovata morta nel suo appartamento con un biglietto di addio nella mano, Michele si convince che l'apparente suicidio nasconda qualcosa di più di un semplice atto di disperazione. Contro il parere dei colleghi e dei superiori, intraprende un'indagine solitaria che lo condurrà oltre le tranquille e rispettabili apparenze della città, nelle sue viscere colme di odio e violenza. Mentre nel ghetto di Merchant Court giovani immigrate continuano a scomparire e a morire, Michele è costretto a domandarsi, ancora una volta, quanto sia sottile la linea che lo separa dai mostri a cui dà la caccia.
Ciao, piacere di averti con noi. Per favore dimmi chi sei e
cosa fai nella vita. Descriviti con tre aggettivi!
Oddìo, “chi sono?”,
la madre di tutte le domande! Sono uno psicologo e un viaggiatore, un uomo che
ama i cambiamenti e che si sente a casa ovunque, purché sia con le persone che
ama. Sono appassionato di musica, pugilato e buone letture.
Tre aggettivi?
Leale, ironico, istintivo.
Cosa ti ha spinto a scrivere? E da quanto tempo pubblichi?
Il mio rapporto con
la scrittura nasce da bambino. Mi regalarono una macchina da scrivere Olivetti
e per me era quasi un essere vivente, con i suoi tasti che ticchettavano e lo
scampanellio nell'andare a capo. Trascorrevo
ore a battere sulla tastiera solo per sentirla cantare e la vera tragedia era
quando finivano l’inchiostro o la carta.
Pubblicare, però, è
storia recente. Ho iniziato ad Aprile 2018, con "Il kamikaze di cellophane". Mi
sa che non mi fermo più.
Bene, passo direttamente ai tuoi libri perché li trovo
affascinanti. Volevo chiederti "Il Kamikaze di cellophane" ha un messaggio molto
molto forte, un padre violento e una madre fragile, come mai hai scelto questo
tema?
Credo sia stato il
tema a scegliere me. La storia mi è germogliata dentro a poco a poco, nell'arco
di quasi otto anni. Quanto occorre a un ragazzo vittima di violenza e bullismo
per raggiungere il punto di rottura? E cosa succederebbe, se questo ragazzo
scoprisse di potersi infliggere più dolore da solo di quanto i suoi aggressori
possano mai fargliene? Come saremmo, tutti noi, se venissimo privati della
paura? La storia di Michele cerca risposte a queste domande, ma anche a una più
profonda: in quanti modi siamo capaci di amare?
Il libro è scritto in prima persona, scelta ardua, vorrei
capire quanto è stato difficile per te scrivere di Michele. Come hai fatto ad
immergerti nella sua mente? Soprattutto, chi è Michele?
Credo che scegliere
una persona piuttosto che un altro dipenda sempre dalle esigenze della storia.
La mente di Michele è un labirinto affascinante, l’unico modo per immergervisi
completamente era la prima persona. Per entrare in Michele, bisogna accettare
che i parametri morali ai quali di solito ci atteniamo siano attenuati,
distorti, in alcuni momenti addirittura capovolti. Michele è una continua sfida
alla coscienza individuale, è una domanda a galla tra le pagine: cosa avresti
fatto, tu, al suo posto?
Un’altra cosa affascinante nel libro è sicuramente questa
ragazza, Michele la chiama “la mia dea di ossa” e soffre di anoressia. Ai
giorni nostri, molte ragazze soffrono di questa malattia, nel libro cosa
dobbiamo aspettarci da lei?
Elena racconta un
segreto terribile, e lo fa senza usare le parole. Il corpo di Elena è un corpo
parlante, è, per usare le parole di Michele, “il nome del carnefice scritto col
sangue della vittima”. Conoscere Elena, affondare in lei, significa cogliere l’essenza
più profonda di questa storia fatta di luce e tenebra. Da lei potete aspettarvi
che faccia ciò che fanno le persone prigioniere di un segreto più grande di
loro: soffre.
Passo ora al titolo, che mi ha incantato. Kamikaze di
Cellophane. Perché? C’è un qualche riferimento?
Il cellophane ha un
significato preciso nella storia, rappresenta quel senso di distanza dal mondo,
quell'ottundimento, che spesso avvolge le persone, quando si trovano a
sopravvivere a un trauma.
“Kamikaze” significa
“Vento Divino”. Oggi siamo abituati a pensare al Kamikaze soprattutto come
distruzione, annientamento, ma se pensiamo a quei piloti giapponesi che
accettavano di schiantarsi contro la portaerei nemici, dobbiamo chiederci cosa
desse loro tanta determinazione. Era l’amore, il senso di appartenenza. Essere
un Kamikaze significa accettare di annientarsi per ciò che si ama. Per i piloti
di allora era la patria. Per Michele, la patria si chiama Elena.
Per quanto riguarda le ambientazioni? Dov'è collocata la
storia?
"Il Kamikaze di cellophane" è ambientato in una Milano che vi apparirà tetra e ostile, lontana
dalla patina “glamour” degli aperitivi e dei locali alla moda.
Hai un qualche aneddoto inerente al libro che non troveremo all'interno del racconto? Un retroscena che ci aiuti a capire di più le vicende
di Michele!
Ti racconto un
retroscena legato a un personaggio secondario, ma nemmeno troppo. Quando ho
iniziato a scrivere il primo capitolo mi sono messo a caccia di un beta-reader.
Ho un collega e amico che scrive, un bravissimo autore, anche se di altro
genere, così gli ho chiesto se gli andasse di leggerlo.
“Sì, ma solo se mi
inserisci nel romanzo.”
Lui la disse come
battuta, ma a me serviva un certo tipo di personaggio e…
Molti suoi amici,
leggendo il libro, riconoscono alcuni dettagli e gli chiedono “ma sei tu?”
Il lato meno
divertente, per lui, è che passò i mesi seguenti nel terrore di essere la
vittima! Non vi dico chi è, però, lo dovete scoprire da soli.
Non vedo l'ora di scoprirlo! Veniamo ora al libro "Il margine della notte", possiamo dire
che sia una sorte di seguito?
Sì e no. La storia
ha luogo sei anni dopo e può essere letta in modo autonomo. Anche “Kamikaze” ha
una sua conclusione che non necessita di leggere l’altro romanzo. Ci tenevo che
fossero autoconclusivi, per rispetto ai lettori che non devono sentirsi in
obbligo.
Però, per chi ha
amato i protagonisti e vuol sapere cosa gli è capitato… ecco, la risposta si
trova proprio lì, al margine della notte.
Si tratta di
un’indagine che non dovrebbe nemmeno aver luogo. Una ragazza muore suicida nel
suo appartamento e lascia un biglietto d’addio.
Allora perché
Michele non riesce a darsi pace? Cosa significa il post-it attaccato al
frigorifero, con quello strano codice numerico? Scopritelo assieme a Michele.
Ho visto anche che le ambientazioni saranno diverse rispetto
al primo libro, come mai hai deciso di cambiare?
Un po’ era
un’esigenza della storia. Michele cerca di mettere distanza tra i fatti di
quella notte maledetta e la nuova vita che sta cercando di costruire. Sceglie
di attraversare la Manica e nascondersi al proprio destino nelle campagne
inglesi. E qui viene l’altro motivo. Come me, Michele lascia Milano per
l’Inghilterra. Volevo ambientare il romanzo in un luogo che fosse al tempo
alieno e familiare. L’Inghilterra è la mia casa da sei anni, oramai. La conosco
in profondità, anche se spesso non ci piacciamo.
Vorrei chiederti di nuovo di Michele, il protagonista nel
secondo romanzo partirà per dimenticare. Ci riuscirà? Di solito non basta
allontanarsi per scacciare i propri demoni, sarà così anche per lui?
Michele cerca un luogo dove sfuggire alle conseguenze di ciò che ha fatto. Ma le conseguenze ti trovano sempre, in un modo o nell'altro
Quindi, tirando le somme, cosa diresti per invogliare chi ti
legge ad acquistare entrambi i volumi? Cosa dovranno aspettarsi da queste due
storie? Io ne sono rimasta incantata e spero di leggerle quanto prima!
Vi do un motivo per
non leggerli. Magari vi piace pensare che il bene e il male, la salute mentale
e la malattia, le vittime e i carnefici siano distinti da una linea di confine
ben marcata e visibile.
Non dovete in nessun
modo leggere i miei romanzi, perché potreste cominciare a cambiare idea e a
rendervi conto che siamo tutti frangibili. Per dirla ancora con le parole di
Michele, “Veniamo al mondo come biglie, in bilico su un piano inclinato, in
attesa della spinta che ci faccia scivolare da una parte o dall'altra”.
Non tutti sono
pronti ad accettare un rischio simile. Se però avete voglia di immergervi in
una storia di penombre e confini soffusi, allora forse questi libri fanno al
caso vostro.
Infine, ti ringrazio per essere qui. È stato davvero un
onore e un piacere. Per favore, dimmi dove possono essere acquistati i libri, a
che prezzo e se vuoi lasciami la tua pagina autore.
I miei romanzi sono distribuiti da Golem Edizioni attraverso Messaggerie, quindi sono reperibili in tutte le librerie, su Amazon e, ovviamente, presso il sito dell'editore.
Gli ebook hanno un costo di 5,99, ma "Il Kamikaze di cellophane" è in offerta permanente in Kindle Unlimited.
I cartacei sono venduti al costo di 15,67 (Il Kamikaze di cellophane) e 15,20 (Il Margine della Notte).
Non ho una pagina autore, ma vi lascio volentieri il sito del mio editore: "Golem Edizioni"
E il mio Instagram: @ferdinando.salamino
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