'E' stato un colpo di fulmine' capitoli 18, 19 e 20

 


Capitolo 18 – Daniel

Daniel si svegliò direttamente la sera, era così stanco che aveva dormito profondamente. 

Quando aprì gli occhi era stretto a Sergej, anche lui stava dormendo e quando guardò il suo viso, così vicino al proprio, non poté fare a meno di poggiare la fronte alla sua e fissarlo. Aveva provato in qualche modo a stargli lontano, ma forse doveva solo accettare la realtà dei fatti, ossia che quel ragazzo gli piaceva. Un ragazzo, non una donna. Lanciò un lieve sbuffo e sorrise. 

Saperlo con un altro agli studi lo aveva fatto quasi impazzire, anzi non quasi era letteralmente pazzo di gelosia. Avrebbe voluto prenderlo e baciarlo lì dinanzi a tutti i collaborati, dire al mondo che lui, proprio lui, era suo e basta e che nessun altro poteva toccarlo! Non lo aveva fatto, anche se a conti fatti era riuscito a far infuriare l'attore. Chissà se era ancora arrabbiato? Era stato così dolce e disponibile nell'accudirlo che Daniel si era quasi commosso. Da quando sua madre... No, non voleva ricordare quello che accaduto in passato.

Normalmente era difficile per lui lasciarsi andare e fidarsi, ma in quegli ultimi giorni sembrava una persona completamente diversa. Che lo avesse stregato?

Sergej fece una smorfia, si strofinò le dita sugli occhi e poi con mezzo sbadigliò pian piano alzò le palpebre. Quando si ritrovò il capo così vicinò scattò all'indietro, ma Daniel non glielo permise. Gli strinse la nuca con la mano che aveva sotto il suo collo e lo riportò dov'era. 

"Vuoi scappare?"

Sergej lo guardò, sospirò e poi semplicemente, schietto qual era, disse: "Sì"

"Perché?" chiese l'uomo, mettendosi più comodamente, ossia intrecciando le gambe alle sue, in questo modo lo bloccò davvero.

"C'è da chiedere?"

Daniel annuì. Era così vicino, avrebbe potuto baciarlo lì, subito, ma si trattenne.

"Hai fatto una scenata"

"Non potevo?"

"Stiamo davvero discutendo di questo? Non posso portare un amico agli studi?"

"A nessuno è permesso entrare. Non dimenticare gli spoiler"

"Ha firmato un documento!" s'infervorò Sergej, che si diede una spinta per liberarsi, ma Daniel non lo permise, voleva sentirlo ancora vicino. 

"Quindi è solo un amico?" chiese guardandolo dritto negli occhi.

Sergej abbassò per una frazione di secondo lo sguardo, poi ritrovò il coraggio e lo fissò "Sì" rispose onestamente.

"Bene" si beò Daniel, contento "Mi piacerebbe se non lo vedessi più" 

Sergej alzò una mano e lo spinse leggermente "Chi sei per dire una cosa simile?"

"Il tuo amante" sogghignò.

"E' solo sesso!" ribadì Sergej e allora, approfittando di quella risposta, con la mano che aveva appoggiato sulla schiena scese sul sedere, lo accarezzò e poi portò il suo bacino più vicino a sé.

"Per ora" disse malizioso.

Sergej deglutì imbarazzo, aveva ancora la mano sul petto di Daniel, la strinse a pugno e lo colpì inutilmente "Vedo che ti senti meglio, posso andarmene allora"

"In realtà ho un altro problema" era molto serio e Sergej lo guardò preoccupato. Poggiò il palmo sulla fronte, ma era freddo. 

"Non hai la febbre, non sei accaldato!"

"Prova a vedere più in basso" gli prese la mano portandola sul membro gonfio "Penso che dovrai aiutarmi"

Sergej lo guardò sgranando gli occhi, deglutì più volte mentre il volto gli si colorava leggermente di rosso "Non avevo notato quanto potessi essere spudorato!" cercò di ritirare il braccio, ma inutilmente, la presa di Daniel era salda.

"Non hai visto nulla" rispose, mentre con ancora le mani lì cominciò un lento ma piacevole massaggio "Credo tu sappia fare da solo giusto?" chiese voglioso lasciando la mano, solo per infilarsi nei suoi pantaloni e restarne piacevolmente colpito. 

Leggeva negli occhi dell'altro imbarazzo, ma nonostante ciò non solo continuò a toccarlo ma Daniel lo riscoprì eccitato. Gli abbassò i pantaloni sul davanti, invitando l'altro a fare lo stesso, e poi prese l'erezione tra le dita. Era duro, lisciò e con la punta umida... benché volesse andare oltre si limitò a godersi quell'attimo intimo. Mentre le mani accarezzavano ognuno il membro dell'altro, entrambi gli uomini continuarono a guardarsi per tutto il tempo. 

Daniel osservò ogni sospiro, ogni espressione di piacere, gli occhi brillanti di piacere, le labbra socchiuse a rilasciare sospiri sempre più veloci, le guance arrossate e la beatitudine che il momento dava ad entrambi. Al contempo Sergej fece lo stesso, studiandone ogni particolare. Le mani si muovevano veloci andando a ritmo con i respiri. Daniel appoggiò la fronte all'altro, Sergej socchiuse gli occhi, quasi al limite, entrambi erano sudati dallo sforzo di non godere subito, quanto invece resistere e restare in quel limbo di sublime piacere. Daniel avrebbe voluto baciarlo con tu se stesso, leccare e mordere quelle labbra, intrecciare la lingua alla sua, ma l'altro era categorico e di nuovo si trattenne. Per ora gli sarebbe bastato, ma in futuro...

"Vieni con me..." disse a fiato corto, sentendo di non poter più resistere al tocco dell'altro. Sergej non fece neanche in tempo ad accennare un sì che tra gemiti di piacere a distanza di poco tempo entrambi esplosero.

Sergej, che nel frattempo aveva chiuso gli occhi li riaprì e Daniel pensò che fosse bellissimo. Sdraiato tra le sue braccia, con il volto rilassato, era una visione stupenda. Non si sarebbe mai stancato di osservarlo, anzi avrebbe fatto e rifatto la stessa cosa, solo per spossarlo e poi stringerlo e cullarlo tutta la notte. 

No, a che cazzo penso! si ammonì.

"Vado a lavarmi" disse Sergej, cercando di scappare dalla sua presa, ma Daniel lo bloccò ancora.

"Non esiste" obbiettò Daniel.

"Ma siamo sporchi" si lamentò il ragazzo, ma Daniel scosse ancora il capo.

"Quando sarò soddisfatto andrai!" Daniel fu categorico e Sergej di nuovo nell'arco di poco tempo lo guardò sconvolto "Anzi, dovremmo smetterla con le basi" lo stuzzicò.

Sergej impallidì e questa volta gli diede uno spintone deciso, allentandolo per davvero "Non sono mai stato con un uomo," ammise onestamente "non so se..."

"Nemmeno io"

"Come sai di volerlo davvero allora?" chiese sedendosi sul letto e buttando a terra le gambe, gli dava le spalle, come se la conversazione fosse troppo intima per lui.

"Non lo so" rispose Daniel onestamente, stava andando tutto così veloce che era confuso. 

"Allora quando entrambi sapremo perché lo vogliamo davvero si farà, prima di allora no"

Sentendo quella risposta anche Daniel si mise seduto "Di cosa hai paura?"

Le spalle di Sergej, benché forse non voleva farsene accorgere, tremarono un po'. Il ragazzo non gli rispose, anzi quando il cellulare cominciò a suonare per una chiamata in arrivo prese la palla al balzo per un uscire dalla stanza.

"Devo rispondere" disse freddamente "poi farò una doccia. Vai prima tu adesso così che dopo posso prepararti qualcosa da mangiare" e sparì veloce oltre la porta, sembrava voler scappare. 

Daniel guardò la porta chiudersi e sospirò.

Dopotutto anch'io sto da poco accettando il fatto che mi piaccia, non c'è da stupirsi che sia così.

 

Capitolo 19 – Sergej

Con il cuore in gola Sergej uscì fuori dalla stanza. Il cellulare continuava a suonare e sul display c'era il nome della madre. Cosa voleva? Perché poi chiamarlo in quel momento?

"Pronto?" chiese titubante.

"Tesoro, è vero quello che ho saputo?" domandò con voce sconvolta la donna.

Sergej perse tutto il colorito in volto "Di cosa stai parlando?"

"Stai girando una serie gay?" notò del disprezzo in quella domanda e il ragazzo strinse con forza il telefono. 

"Come lo hai saputo?"

"Non è importante questo. E' vero, sì o no?"

Prese un grosso respiro e rispose: "Sì"

"Oddio!" rispose dopo una pausa "Sei impazzito? Non pensi a noi?"

"Mamma..." chiamò, cercando di restare calmo "Cosa sto facendo di male?"

Non avendo altri argomenti su cui appellarsi, la madre rispose con l'unica arma a sua disposizione "E i tuoi studi?"

"Vanno alla grande, sono vicino alla laurea" rispose con freddezza.

La madre sembrò calmarsi, sentì dall'altro lato il rumore di un accendino "Sai quanti sacrifici abbiamo fatto per voi!" disse riferendosi ai figli "Il minimo che possiate fare è ripagarci studiando!"

"Lo so..." disse sconfitto.

"Ma poi non ti bastava darmi una delusione recitando, perché proprio gay?"

"Hai qualcosa contro?" chiese schiettamente.

"Io? Ho solo paura del giudizio della gente. Cosa penserebbero gli altri? Non dirmi..." esitò "Non dirmi che tu... oddio..." sembrava sull'urlo di una crisi isterica.

"Penso che tu stia andando fuori di testa. Per ora questo è solo un lavoro!" era arrabbiato "Devo andare. Ciao" riattaccò osservando lo schermo. Perché doveva avere dei genitori così? Perché non poteva essere libero di fare quello che voleva?

Scosse il capo e fece per rientrare in camera quando si fermò di colpo, la mano sulla maniglia. E se le cose dovessero progredire? E se io provassi qualcosa? I miei genitori... scosse il capo. Per lui la situazione era già difficile, ma questo lo faceva proprio impazzire. 

Stare con Daniel gli piaceva, doveva ammetterlo. L'intesa sessuale era qualcosa di strepitoso, ma i sentimenti? Era pronto ad amare davvero? Era pronto a sconvolgersi? Forse ci stava pensando troppo. Per di più non era mai stato con uomo e benché gli piacesse aveva anche paura, non voleva restare scottato e in più Daniel era il suo capo. Non sapeva l'altro se fosse serio, se fosse realmente interessato e altre mille dubbi che gli affollavano la mente. Anche il sesso... per ora erano alle 'basi', ma dopo? Aveva timore che potesse non piacergli e non solo. 

Si morse il labbro strizzando gli occhi. "Basta, sono meglio di così!" solitamente era un ragazzo deciso, ma ultimamente non sapeva neanche lui chi fosse davvero. Forse semplicemente avrebbe dovuto prendere le cose così come venivano, senza fare reali progetti. 

"E' meglio che vada a cucinare qualcosa" disse poi rilasciando un lungo respiro, in quel momento, seguì il suo cuore e quest'ultimo gli diceva di prendersi cura di Daniel visto che era stato poco bene. 

Si chiese cosa gli piacesse magiare e poi andò in cucina. Arrivato trovò la governante. 

"Sera" disse gentilmente "Non è ancora tornata a casa?"

La donna, sulla cinquantina, aveva il viso paffuto e gentile. "Volevo preparare la cena. So che il padrone sta poco bene!"

"Non si preoccupi, faccio io oggi" e si diresse al frigo per vedere cosa ci fosse. La donna restò interdetta per un attimo.

"Ma no!" esclamò "Lasci che me ne occupi io, è il mio lavoro. Inoltre ci terrei molto!"

Sergej scosse il capo, si girò con ancora il frigo aperto "Me ne occupo io, davvero..." ci pensò su, poi aggiunse "Può solo dirmi cosa gli piace?"

La donna fece un grosso sorriso e poi annuì "Con piacere!"

Sergej scoprì poi che a Daniel piacevano le pietanze semplici e del buon vino. Quindi, non essendo proprio un asso in cucina, optò per una pasta aglio e olio, con una fettina di carne e delle patate al forno. Quando fu tutto pronto, sotto la guida della dolce governante, preparò i piatti su un grosso vassoio e portò tutto in camera con l'aiuto della donna.

"Bene. Grazie mille" le disse quando l'altra le aprì la porta "Buona notte!"

"Buona notte a voi" rispose timida richiudendo e andando via. 

Sergej portò il tutto sul letto e, due secondi dopo, vide Daniel uscire dal bagno con solo un asciugamano stretto in vita. Lo studiò con gli occhi e poi s'imbarazzò "Dopo tutto questo tempo eri ancora sotto la doccia?"

Daniel si passò una mano tra i capelli umidi "Ho fatto un bagno rilassante"

Sergej annuì, trovandolo estremamente affascinante "Potresti coprirti?"

Daniel ammiccò mordendosi un labbro in modo sensuale "Come mai?" chiese curioso.

"Perché dobbiamo mangiare!" 

"Se proprio vuoi..." e in modo provocatorio cominciò a spogliarsi dinanzi a lui, vestendosi poi con estrema calma. Sergej, guardando la scena, si ritrovò a desiderarlo. Scacciò però quel pensiero e guardò il cibo, quando l'uomo arrivò da lui, vestito, lo guardò.

"Come ti senti?" chiese appoggiandogli una mano alla fronte.

"Adesso bene..." sembrava davvero contento e Sergej ne fu soddisfatto "Mangiamo"

"Sì" ed entrambi presero il piatto. Daniel mangiò una forchettata di pasta e poi lo guardò "Hai cucinato tu?"

Sergej andò in panico "Non è buono?" si apprestò velocemente a provarlo, non era male.

"Passabile" lo prese in giro sorridendo, ma continuò a mangiare con voglia. 

Il ragazzo scosse la testa e prese un altro boccone, intanto però era contento e si sentì bene.

 

Capitolo 20 – Jeremi

Da quando si era incontrato con Maxi erano passati un po' di giorni, d'allora Jeremi non era riuscito a vederlo e di questo era molto dispiaciuto. Quello che però gli dava gioia era il fatto che Maxi fosse venuto per lui, per parlare e chiarirsi. 

Stanco di stare nel limbo e di non capirci nulla, aveva preso una decisione. Si sarebbe dichiarato al ragazzo, poco importava se gli avrebbe dato due di picche. Voleva dire all'altro come si sentiva e lo avrebbe fatto prima che potesse cambiare idea. 

Era mattina presto quando afferrò il telefono e di getto gli scrisse: 'Devo parlarti, incontriamoci'. Se ne pentì immediatamente, ma ormai era fatta. Forse era stato troppo diretto, ma poco importava.

La risposta arrivò immediata: 'Anch'io. Ci vediamo al bar dove siamo stati l'ultima volta, tra trenta minuti'.

A Jeremi mancò il respiro e senza avere il tempo di riflettere andò a prepararsi al volo. Fu talmente veloce che in dieci minuti fu fuori dalla porta di casa. Arrivò come un lampo alla caffetteria e, solo quando fu sul luogo, si rese conto di cosa realmente stava per fare. 

Per la corsa aveva il fiato corto, indugiò quindi qualche minuto sulla porta, giusto in tempo per vedere un ragazzo occhialuto ed adorabile correre verso di lui. 

"Jeremi!" gli urlò agitando una mano.

"Maxi" chiamò di rimando, con più fato nei polmoni.

"Sono così contento di vederti prima di partire!" si lasciò sfuggire e a Jeremi mancò di nuovo il respiro. 

"C-cosa?" balbettò.

"Entriamo, ne parleremo con calma" era brillante, solare, non lo aveva mai visto così euforico.

Con le gambe rigide, il cuore a mille e l'ansia fin sopra i capelli Jeremi seguì il ragazzo come un robot. 

Una volta seduti e con la propria ordinazione davanti, torta al limone, non poté più trattenersi "Stai per partire?" chiese sconvolto.

Maxi prese una forchettata del suo dolce e annuì sincero "Sì, un viaggio di studi per imparare una nuova tecnica in Giappone"

Jeremi che intanto aveva preso un po' d'acqua quasi si strozzò "In Giappone?"

Per un piccolo lasso di tempo lo sguardo dell'amico si oscurò, prima poi di annuire "Sì, ecco, volevo dirti una cosa prima di andare..."

"Quanto starai via? Quando parti?" lo interruppe Jeremi, incapace di trattenersi. 

"Tre mesi e  parto tra tre giorni" rispose il ragazzo e anche se era per poco tempo non poté fare a meno di pensare che lo aveva appena tornato e lo stava già perdendo. 

"Visto che starò via per un po'" disse l'altro timido grattandosi la nuca nervoso "Non potevo non dirtelo..."

"Certo..." lo interruppe di nuovo Jeremi "E' un lungo viaggio" si sentì così male che voleva solo andare a casa, al diavolo la dichiarazione. 

"Jeremi io..." ricominciò il ragazzo, ma incapace di ascoltarlo l'altro si alzò.

"Scusami io devo andare..." Maxi era ancora lì, rosso in viso e con le mani strette a pugni, ma Jeremi non ci badò nemmeno, voleva solo allontanarsi. Peccato che non fece neanche un passo che l'amico gli strinse il braccio e lo strattonò indietro. 

"Insomma mi fai parlare?" disse arrabbiato alzandosi, altri clienti lo guardarono, ma in quel momento non gliene importava "Sono venuto fin qui per dirti che mi piaci! Sono innamorato di te e vorrei stessimo insieme! Sono giorni che ci penso, da quando ci siamo visti l'ultima volta, e visto che due giorni fa mi hanno approvato il viaggio ho preso coraggio. Ma tu non mi fai parlare!" era furioso e aveva le orecchie rosse.

Jeremi si volse a guardarlo in volto, sconvolto da quella dichiarazione. Doveva essere lui a svelargli come si sentiva, ma alla fine lo aveva fatto Maxi. Senza poter nascondere un sorriso si volse di fronte al ragazzo e stordito gli chiese: "Davvero?"

Maxi abbassò il capo, rendendosi conto di essere sotto lo sguardo di gente estranea, poi guardò l'amico "Non farmelo ripetere qui..."

"Non qui..." rispose il ragazzo, si frugò nelle tasche, lasciò i soldi sul tavolo e lo trascinò fuori "Dimmelo adesso allora" lo esortò una volta fuori.

Maxi era ancora imbarazzato, timido, e Jeremi lo abbracciò d'istinto "Per favore, ripetimelo. Voglio essere sicuro di aver capito."

"Mi piaci" sussurrò sul collo di Jeremi e il ragazzo tremò per quell'ondata di emozioni.

"E' strano, ero venuto fin qui per dirti la stessa cosa!"

A quel punto anche Maxi strinse le braccia intorno all'altro "Diventerai il mio ragazzo una volta che sarò tornato?"

"No" rispose Jeremi.

"No?"

"Lo diventerò adesso!" Si staccò un po' da lui, gli prese il mento nella mano e gli diede un dolce bacio sulle labbra.

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