Una cioccolata calda con Claudia Montoneri
Salve ragazzi,
oggi vi posto una bellissima intervista di Claudia Montoneri, autrice del libro
"Un sentiero si illumina tra le nuvole di Alabrea"
pubblicato con Pav Edizione.
E' stato davvero un piacere parlare con lei, molto dolce e disponibile. Quindi, vi suggerisco una bella cioccolata calda, visto il freddo, e di scoprirne di più.
Come sempre metto prima la trama ^^
TRAMA
Di fronte all'inspiegabile scenario di una grotta piena di lanterne fluttuanti colme di lucciole incantate, Milo è costretto a svelare i misteriosi fatti che lo hanno portato a diventare l'ultimo folletto di Riva dei Salici. Ma dov'è finito il piccolo popolo che dimorava tra le radici degli alberi? Gatti beffardi e folletti erranti saranno catapultati in un viaggio inaspettato tra le leggende e gli incantesimi dimenticati del Regno di Alabrea.
Ciao e grazie per essere qui! Per prima cosa presentati,
cosa fai nella vita. Descriviti con tre aggettivi.
Ciao, grazie a te per l’opportunità! Sono una giornalista: scrivo per alcune testate
online di trasporti ed economia. Descriversi è molto difficile, poi in modo
così sintetico è una vera sfida. Ci provo, ad oggi direi: idealista, curiosa,
solitaria.
Domani chissà…
Come ti sei avvicinata alla scrittura?
A scuola ciò che amavo fare di più era leggere e scrivere, fin da bambina. Poi,
durante l’adolescenza, un'amica delle vacanze mi chiese di tenere un diario durante
l'anno per poi scambiarcelo in estate. Lo scambio non avvenne mai, però io non
ho più smesso di scrivere ogni sera per molti anni a seguire.
Quando hai pubblicato il tuo libro?
Recentemente, a novembre 2022. Si tratta del mio primo racconto compiuto, per
il resto ho buttato giù finora, oltre al diario personale, solo stralci di idee
e riflessioni sparse.
Di cosa tratta, parlami un po’ dei personaggi.
Il mio è un racconto fantasy, nel senso più classico del termine forse. Sono
una grande appassionata dei film di animazione dello studio Ghibli e quindi
delle produzioni di Hayao Miyazaki, ma anche della cultura orientale in genere
(ma questa è un’altra storia…). I protagonisti sono folletti e gatti parlanti
che si muovono in una realtà silvestre in cui non manca un pizzico di magia.
Will, la folletta protagonista, stringe una profonda amicizia con Blue, una
gattona sarcastica e cinica ma in realtà molto legata alla sua piccola amica.
Amo molto passeggiare in montagna e spesso guardando angoli nascosti della
natura non posso fare a meno di immaginare che siano abitati da esseri viventi
diversi da noi, con altre abitudini e altri occhi. Che si muovono in maggiore
simbiosi con la natura che li circonda e che in essa riescano a trovare un
equilibrio più sano rispetto all’uomo, grazie anche a una sorta di “magia” che
altro non è se non la capacità di comunicare con altre specie viventi che non
siano la propria. Un po’ come Will che trova punti di contatto con Blue.
Se ne avessi la possibilità cambieresti qualcosa?
È il mio primo racconto, ho scritto praticamente di getto e d’istinto; sentivo
la grande necessità di muovere i miei personaggi verso una direzione che in
parte scaturiva quasi dal mio inconscio. Ho cercato di bilanciare svolgimenti e
descrizioni ma credo di aver privilegiato il primo aspetto, quindi forse sì
approfondirei il piccolo mondo fantastico che ho creato perché io stessa vorrei
conoscerlo meglio.
Che genere tratta il tuo libro e come mai proprio quello?
Il fantasy, il fantastico. Il mio rapporto con questo genere è molto
particolare: leggo di tutto e il fantasy e la fantascienza sono presenti nella
mia libreria in quantità simile ad altri generi letterari, quindi non mi posso
definire un’esperta. Forse la mia scorta è più ampia e variegata in campo di
produzioni cinematografiche.
Ho letto sicuramente i capisaldi, ma non sono andata troppo oltre: come tanti
ritengo che dopo i lavori di Tolkien, nessuno si sia lontanamente avvicinato
alle sue vette. Io stessa entro timidamente, in punta di piedi, ma solo perché
per me è un’esigenza innata: da sempre sogno di mondi fantastici, di
alternative a questa realtà che, diciamolo, mi va stretta!
Cosa non deve mai mancare secondo te in un romanzo?
La parte introspettiva, la ricerca.
Che emozioni provi nel sapere che un tuo libro, una tua
idea, può essere letta da altre persone?
Che bella domanda! E la risposta non è semplice, emozioni
contrastanti: grande paura che possa non piacere o essere giudicata
insignificante ma, al contempo, anche una grande necessità di condividere, di
trovare qualcuno che percepisca cosa voglio comunicare, che abbia la mia stessa
sensibilità.
Hai dei retroscena da svelarci che nessuno sa?
Un aspetto un po’ intimo in effetti: le primissime pagine le ho scritte circa
10 anni fa in un momento difficile: ho unito la necessità di creare uno spazio
mio fuori dal mondo io cui potessi stare bene, al vecchissimo sogno di scrivere
finalmente un racconto compiuto, sempre messo da parte per mancanza di fiducia
nelle mie capacità. Quindi reputo questo “piccolo traguardo” veramente
importante, al di là della sua riuscita.
Stai scrivendo altro? Hai progetti futuri?
Sto lavorando a un paio di cose. Ho cominciato uno spin-off del libro appena
pubblicato: mi piacerebbe raccontare più dettagliatamente alcuni personaggi
secondari della storia attraverso avventure che li vedono protagonisti, anche
per entrare più nel dettaglio della realtà fantastica in cui si muovono, che ho
tracciato solo a grandi linee. E poi ho segnato sul mio taccuino uno stralcio
di idea per un racconto di fantascienza nato da un sogno che mi ha scosso parecchio.
Ti ringrazio per essere qui e se vuoi lasciami la tua
pagina autore Social.
Grazie a te per lo spazio che mi hai dedicato! Sono presente su Facebook con la
pagina “Un sentiero si illumina tra le nuvole di Alabrea” e su Instagram Claudia Montoneri
ESTRATTI:
«Blue, fai funzionare il tuo sesto senso felino, per favore, annusa l’aria e cerca di capire se la padrona di casa è in zona» La gatta mi guardò e senza dire nulla attivò quell’istinto che le permetteva di cogliere cose invisibili ai nostri occhi. Annusando con cura studiò il territorio, sembrava che fosse in grado di cogliere tracce con un senso di cui noi eravamo completamente sprovvisti. I grandi occhi gialli erano socchiusi, le orecchie ben tese e i baffi protesi verso tutto ciò che la circondava. Era intenta a ‘leggere’ l’aria, probabilmente in una realtà nota solo a lei e a Macchia forse, se non si fosse nascosto dietro a una roccia.
«Gatti e folletti presenti, che ne direste di tirarmi giù con quella utile corda prima che io finisca a fluttuare tra le stelle da solo?», mio padre ci ricordò così che era appeso lì da un po’. Milo saltò in groppa a Macchia e, arrampicandosi sulle rocce scolpite, raggiunse mio padre con agilità; lui, con la mano libera, legò la corda al fondo della lanterna che rimaneva sospesa in aria nel suo incanto. Milo scese con il resto della fune arrotolata e una volta a terra assicurò la cima a una sedia di pietra, poi cominciammo a ragionare su come legarci tutti. Stabilimmo questo ordine: noi tre folletti per primi e i gatti dopo di noi a causa della loro mole. Dopo aver stretto la corda attorno al nostro busto, legammo i micioni in modo analogo suscitando un certo odio in Blue, che si lagnava blaterando di dignità perduta, mentre il gattone bianconero tirava con i denti la corda per sincerarsi di essere ben stretto a noi.
Commenti
Posta un commento