"E' stato un colpo di fulmine" capitoli nove, dieci e undici

 Continua la mia serie su Wattpad. Lascio qui altri tre capitoli 💗



Capitolo 9 - Sergej

Erano rimasti senza fiato, sdraiati l'uno vicino all'altro con quel leggero imbarazzo che non faceva loro aprire la bocca per parlare.

Dopo un lungo silenzio, Sergej si volse a guardare Daniel, solo per poi scoprire che l'altro lo stava già osservando.

"Mi guardi" disse, senza trovare altre parole. 

"Sì" rispose, in quel modo secco e arrogante.

"Vivi qui da solo?" un'altra domanda scontata. 

Daniel guardò la stanza, fece un breve sorriso e poi ritornò a guardarlo "Prima c'era mia madre."

Sergej rispose di getto: "E adesso?"

Daniel sorrise di nuovo e si alzò mettendosi seduto "Credo che dovresti andare" sospirò e Sergej avvertì un'ondata di freddo per tutto il corpo. Lo stava cacciando con una semplicità unica, forse la sua domanda era stata fin troppo intima.

Ferito nell'orgoglio, il ragazzo prese la felpa e il capellino, lì infilò velocemente e fece il giro per andare alla porta. Quando però arrivò dal lato di Daniel, l'uomo gli strinse il polso per fermarlo. 

"Fai prima una doccia" ordinò, Sergej inclinò il capo chiedendosi se fosse pazzo e poi si liberò dalla presa. 

"Credo che me ne andrò" ribadì e si allontanò dall'altro. 

"Allora," rispose Daniel alzandosi "quando vuoi ripassare, dimmelo."

Sergej sospirò abbassando le spalle. Gli diede uno sguardo veloce e uscì dalla stanza. Come si poteva passare dall'essere così eccitati a freddi in poco tempo?

Il giorno dopo si sarebbero dovuti rivedere di nuovo sul set, questo lo preoccupava moltissimo. Sperava che tra di loro non ci sarebbe stato alcun problema dopo quello che avevano fatto. In realtà, anche se Daniel lo aveva cacciato, a sol pensiero di quello che era successo un sorriso si affacciò sulle sue labbra. Era stato così... bollente.

Fuori casa, ovviamente, c'era l'autista ad aspettarlo. Non era lo stesso uomo di prima e questo gli fece pensare che Daniel ne aveva più di uno. Si chiese quanti soldi avesse per avere un autista notturno e soprattutto, dove andava la notte? Scosse la testa e salì in un'auto. Diede l'indirizzo e finalmente, poco dopo, fu a casa.

Era l'una di notte, ma Jeremi non era ancora rientrato. Bene, così non lo avrebbe visto. Si spogliò, fece una doccia, mise dei boxer puliti e una maglietta bianca e poi andò in cucina per mangiare qualcosa. Non fece neanche in tempo a sedersi che qualcuno bussò alla porta. 

Scocciato andò ad aprire, "Jeremi hai dimenticato le chiavi?" chiese irritato e quando alzò lo sguardo dopo aver aperto restò sbalordito. 

Lì, impalati sulla soglia, c'erano Jeremi, ubriaco fradicio e Maxi, il suo migliore amico delle scuole medie. Cavolo, era cambiato da morire. Il ragazzo paffuto aveva lasciato il posto ad un super figo. Aveva i capelli castani e ricci, occhiali rotondi e grandi, occhi neri, viso tondo e dolce. 

"Ehi! Da quanto tempo" esclamò sorpreso.

"Per favore..." disse sofferente il ragazzo "Potresti aiutarmi a portarlo dentro? Pesa da morire!" e indicò il fratello, che poggiava a lui mezzo addormentato. Sergej guardò la scena, il suo vecchio amico e poi entrambi i ragazzi scoppiarono a ridere. 

"Certo!" esclamò "Entra" entrambi presero Jeremi per un braccio, lo sistemarono letto su un fianco e poi tornarono in cucina. 

"Sono felice di averlo incontrato" disse Maxi facendo segno alla stanza da letto "Mi ha detto che vieni nella mia stessa università. E' vero?"

"Sì, sto studiando diritto. E tu?"

"Vuoi diventare un avvocato?" chiese spontaneamente e Sergej arricciò il naso, ma non rispose "Io sto studiando medicina" disse contento l'amico, grattandosi la testa, era in imbarazzo.

"Beh, mi fa piacere averti incontrato. E..." Sergej si guardò intorno "Vuoi dormire qui? E' abbastanza tardi, ti cedo il mio letto."

Maxi avvampò e scosse con vigore la testa. "No, grazie. Il taxi mi sta aspettando di sotto, ma avrei piacere di vederti all'università" disse con enfasi.

"Certo! Domattina lavoro, ma ho delle lezioni nel pomeriggio. Magari ti aggiungo su Facebook e nel caso ti scrivo. E' bello avere un amico."

"Stai lavorando?" chiese curioso Maxi.

Sergej annuì "Sto recitando in una serie!"

"Davvero?" gli occhi di Maxi di spalancarono "Allora posso invitarti a cena? Così parliamo, abbiamo così tante cose da dirci"

Sergej annuì contento "Certo. Ti scrivo."

Maxi lo guardò negli occhi, le guance leggermente rosse "Ci conto" sussurrò e poi andò alla porta "Ci sentiamo"

Sergej lo salutò con la mano e poi chiuse a chiave la porta. Ritornò in cucina, ma la fame gli era passata. Quella serata si era rilevata sorprendente.



Capitolo 10 - Sergej

Il giorno seguente Sergej era ancora confuso. Si era svegliato all'alba non riuscendo a dormire bene. Aveva in mente tutto quello che era successo con Daniel e poi l'incontro successivo con Maxi aveva risollevato per un attimo il suo umore.

Mentre si dirigeva agli studi, si chiese se il capo avesse menzionato il loro incontro, salvo poi restare deluso quando non lo trovò.

"Ciao Sergej, oggi cambiamo scena," annunciò il registra appena lo vide "purtroppo il tuo coprotagonista non potrà venire."

Sergej annuì spaesato "Si sa perché?" chiese curioso.

"Ha avuto un impegno di lavoro. Oggi faremo la scena con i tuoi genitori. Vogliono farti cambiare scuola, ma tu non vuoi perché hai in mente sempre il professore" guardò i fogli "Hai poche battute, poi sei libero per tutto il giorno."

"Va bene, vado a cambiarmi" sussurrò il ragazzo deluso, si diresse ai camerini sospirando. Perché Daniel non c'era? Aveva troppo lavoro? Sbuffò spalancando la porta. I vestiti erano già stati preparati e... si bloccò vedendo il vassoio sul tavolo.

"Cos'è?" chiese andando ad osservare da vicino. C'era una tazza di latte, dei toast, biscotti e brioche, di fianco al vassoio un biglietto. Sergej lo prese confuso, nessuno mai gli aveva lasciato qualcosa.

'Per ripagare la colazione di ieri. Se vuoi ci vediamo stasera, stesso posto. Daniel' lesse e il ragazzo sorrise. Gli aveva fatto portare da mangiare nonostante non ci fosse. Ma questo invito? Si morse un labbro, non voleva andare, eppure aveva voglia di vederlo e la delusione di non trovarlo quella mattina era ancora forte. Ti ha cacciato di casa. Non pensarci nemmeno!

Confuso, ma felice al tempo stesso, andò al lavoro per poi finire un paio d'ore dopo. Quel pomeriggio aveva lezione quindi la mente sarebbe stata occupata o almeno sperava.

Maxi lo aveva aggiunto praticamente subito su Facebook, e Sergej troppo in pensiero per quella sera, prese la palla al balzo e invitò il vecchio amico a pranzare insieme. 

"Ciao" lo salutò, quando lo vide arrivare. Erano in un chiosco vicino l'università, così subito dopo sarebbero potuti andare a lezione tranquillamente. 

"Non credevo mi avresti invitato" ammise Maxi, contento e leggermente rosso in viso.

"Te l'ho detto, mi fa piacere aveva un amico" gli sorrise e così fece l'altro. Entrambi si misero seduti e ordinarono un paio di panini. 

"Allora? Questa serie?" gli chiese il ragazzo quando il cibo fu portato "Sei contento?"

Sergej ingoiò il boccone appena dato, prese un sorso di coca cola e lo guardò con tristezza facendo un mezzo sorriso "Sì" disse alla fine. 

"Dall'espressione non sembra" rispose maxi, posando il pranzo "Qualcosa non va?"

Daniel non va! urlò nella sua mente, salvo poi tacere e scuotere il capo "Ti andrebbe di venire domani? Ho altre scene da girare" 

"Posso davvero venire?" gli domandò sorpreso e Sergej annuì.

"Non credo dovrebbero esserci grossi problemi!" e addentò di nuovo il pane "Oggi non ho voglia di seguire la lezione" sospirò. Quel maledetto invito non voleva uscire dalla sua mente.

Maxi sorrise e riprese anche lui a mangiare "Sei sempre stato così, intelligente e svogliato" scoppiò a ridere "Ricordi quando..." Maxi cominciò a parlare, riportando alla mente quello che aveva fatto alle medie. Sergej rise insieme a lui ricordando i vecchi tempi, ma la mente era sempre lì, al biglietto di quella mattina, al possibile incontro di quella sera. Cosa doveva fare? Stava davvero valutando l'idea di andare? Dopo quello che mi ha fatto... 

"Ci vediamo domani allora?" chiese Maxi dopo aver finito di mangiare "Oggi sembravi distratto" ammise.

"Scusami, ho tante battute da memorizzare" mentì, anche se in realtà quella sera avrebbe davvero dovuto studiare.

"Fingerò di crederti" bisbigliò Maxi deluso e Sergej finse di non sentirlo. Alla fine gli amici si diedero appuntamento per il giorno seguente e si separarono. Come la mattina e il pranzo anche il pomeriggio scivolò via troppo in fretta e l'ansia aumentò nel ragazzo. 

Sergej si ritrovò sul letto, alle otto di sera, vestito di tutto punto, ma ancora indeciso sul da farsi.

Che faccio? Vado o non vado? 

Prese il cellulare e fissò lo schermo. Basta, era ora di decidere!



Capitolo 11 - Jeremi

Jeremi, un anno più piccolo di Sergej, se ne stava seduto al bar quando Maxi entrò e il mondo intorno a lui scomparve. 

La sua cotta da ragazzino era lì, adesso ancora più bello di come lo ricordava. Era sempre stato segretamente innamorato di Maxi, della sua gentilezza, dei suoi modi delicati e del suo viso tondo e dolce.

Il fisico di Maxi era cambiato molto, più asciutto e tonico, ma per Jeremi era sempre lo stesso di una volta. Ai suoi occhi era sempre il ragazzo timido.

Jeremi somigliava al fratello, a differenza dell'altro aveva gli occhi grigi sì, ma con sfumature azzurre, capelli castano chiaro e corti, labbra carnose e piccole lentiggini sul naso e le guance. Nonostante fosse più piccolo di Sergej era più alto e più piazzato, infatti amava andare in palestra.

Quando Maxi entrò tutti i ricordi della sua adolescenza vennero a galla e fu un dolore atroce. In realtà Jeremi aveva confessato il suo amore al ragazzo tramite una lettera che però aveva deciso di dare anonima tramite un'amica. La stessa amica poi, era tornata poco dopo dicendogli che Maxi non aveva accettato la lettera perché già innamorato di un'altra persona. Era stato poi semplice capire di chi si trattasse. 

All'epoca Maxi era spesso e volentieri a casa dei fratelli, Sergej e lui erano molto amici e a Jeremi era bastato un solo sguardo per comprendere che Maxi amava segretamente l'amico. Nonostante questo il ragazzo era sempre stato gentile con lui e quando poteva lo coinvolgeva insieme a loro nello studio e nei giochi, quindi il suo amore non era mai scemato.

Con il tempo si erano divisi, Jeremi aveva avuto altri fidanzati, ma nessuno era riuscito a conquistarlo per davvero. Si era iscritto ad informatica all'università e adesso mancava un anno per laurearsi. A differenza di Sergej, Jeremi era più fortunato. Amava quello che faceva e quello che studiava e sapeva che un giorno avrebbe fatto un lavoro che lo avrebbe reso soddisfatto. I suoi genitori approvavano le sue scelte ed erano contenti di lui, beh non sapevano fosse gay e forse non lo avrebbe mai detto. Erano troppo rigidi. Il fatto che il fratello adesso stesse non solo recitando, ma addirittura in una serie BL, lo preoccupava non poco. Se i suoi sarebbe venuti a conoscenza di ciò c'era il rischio che avrebbero mandato a monte tutto, o quanto meno ci avrebbero provato rendendo poi le cose difficili. Sperava che non accadesse, Sergej amava davvero recitare e vederlo felice rendeva Jeremi contento.

"Jeremi? Sei tu?" quella voce lo fece sobbalzare per poi girare di scatto e ritrovarsi vicinissimo Maxi. 

"Io... sì!" disse alzandosi con ancora il bicchiere di birra nella mano.

"Da quanto tempo!" disse il ragazzo per poi abbracciarlo di getto. Jeremi si ritrovò con le braccia di Maxi intorno al corpo e la sua testa appoggiata sulla spalla. Il respiro gli mancò e per l'imbarazzo, ancora stretto all'altro, buttò giù quello che restava nel bicchiere. Poi, spinto da vecchie emozioni, posò in modo goffo il bicchiere sul bancone e strinse a sua volta l'altro. Sembrò un abbraccio piuttosto lungo, ma Jeremi diede la colpa all'alcol. L'odore dell'altro, averlo così vicino, stretto a sé, sentire il suo cuore battere vicino al proprio lo colpì talmente tanto che non voleva più lasciarlo. 

Maxi dalla sua spalla volse il volto per guardarlo e Jeremi, completamente perso, gli appoggiò una mano sulla nuca per poi dire: "Finalmente" sembrava una scena da un film fino a quando la magia non si spezzò.

"E tuo fratello?" chiese il ragazzo, facendo ripiombare l'altro con i piedi per terra.

Jeremi sciolse l'abbraccio e si versò altra birra da bere. "E' a casa" disse con l'amaro in bocca per poi sedersi "Beviamo insieme?" chiese alzando il bicchiere nella sua direzione. 

"Non bevo molto" rispose il ragazzo "ma ti farò compagnia" e si mise seduto vicino a lui "Sei qui da solo?" gli chiese Maxi e Jeremi annuì. Di solito andava lì per fare qualche conquista per poi portare in auto, ma adesso non gli sembrava il caso per cui continuò a bere.

"Non credi di aver bevuto abbastanza?" gli chiese Maxi sorridendo, gli occhiali leggermente scesi sul naso. Jeremi si raddrizzò e provò a star serio nonostante la testa cominciasse a girare. Gli si avvicinò e con delicatezza gli aggiustò gli occhiali, l'altro arrossì e a Jeremi gli si scaldò il cuore.

"Non è mai abbastanza" rispose il ragazzo ricordando la domanda fatta sul fratello. Sospirò e riprese a bere, cercando di dimenticare quel dolore al petto. I due parlarono del più e del meno, ma Jeremi non era realmente attento, troppo perso a guardarlo non riusciva a concentrarsi e alla fine stordito e ubriaco si fece riaccompagnare a casa. 

Le ultime cose che pensò prima di addormentarsi furono: ti ho portato da lui




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